Grande eleganza, nei toni del capitano, ma è qualcosa che si può leggere come un segnale di rassegnazione.

Esarebbe forse l'ipotesi peggiore, per gli sviluppi di questa vicenda, sulla conclusione della quale è nebbia fitta, del resto in linea con tutti quei problemi che affliggono la Roma: in campo, nello spogliatoio e forse anche nella stanza dei bottoni, sempre che ci sia qualcuno a pigiarli. Triste, prima ancora che decisamente irritante, quell'immagine del finale della sciagurata partita di Genova, storia e leggenda di una società alla quale aveva regalato primati di gol e di fedeltà obbligata a una comparsata di duecento secondi scarsi. Non tanto una bocciatura, come quella comunque delineata dalle scelte di partenza, quanto una sorta di pubblica umiliazione inflitta a Francesco Totti da chi, alla vigilia, lo aveva posto al centro del progetto romanista, indicandolo come irrinunciabile punto di riferimento. Quelle immagini che gli schermi televisivi hanno trasmesso al cuore del popolo romanista sarà difficile dimenticarle, sconcertati e amareggiati anche i non molti che in questo momento stentano a schierarsi dalla parte del capitano. Come pensare che possa ritrovare la serenità, un fuoriclasse acclamato anche dagli occasionali nemici sugli spalti e confinato in un ruolo di comparsa che non gli appartiene? Motivi di riflessione proposti anche da una sorta di genocidio nei confronti di chi la storia recente della Roma aveva illustrato, con la forza dei risultati e con l'estetica del gioco ispirata da Luciano Spalletti. Capitan presente e Capitan futuro seduti vicini in panchina, David Pizarro costretto virtualmente a temporaneo esilio, la qualità non abita più qui. Saranno anche legittime le scelte, alle quali Claudio Ranieri ha sicuramente diritto, non è legittima la presa in giro. Se è vero, come è vero, che in due occasioni al posto del capitano era stato schierato quella caricatura di un atleta e di un calciatore sul quale era stata operata una temeraria scommessa. Stento a credere, fatta salva la buona fede di tutti, che possa essersi trattato di una decisione tecnica e non di qualche invenzione aziendalista, a beneficio di chi rifiuta di accettare la realtà. Se vedi, dalla panchina, Adriano al tuo posto, se devi assorbire la presa in giro di spiccioli di partita, il diritto all'incazzatura, anche violenta, è sacrosanto.