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L'aquila rinata e la Roma senza mezze misure

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Primaparte dedicata alla Roma e alla sua spettacolosa rimonta in campionato, fino a sfiorare il più ambito e inatteso dei traguardi, con la Lazio annaspante nella zona rossa della classifica e infine salva con molti affanni. Posizioni capovolte all'avvio della nuova stagione, Roma a disagio in posizioni di classifica del tutto inadeguate rispetto alle ambizioni, Lazio in volo verso il vertice, librata in alto proprio come la sua altera mascotte Olympia. E così siamo alla solita storia del bicchiere, che ognuno guarda secondo umori e propensioni, più saggio tenersi in equilibrio, coccolarsi le cose buone, meditare sui possibili rimedi per modificare quelle meno felici. Gerarchie di classifica impongono di dare la precedenza alla sponda laziale, che sta giustamente vivendo momenti di esaltazione, ma che non può fare a meno di interrogarsi sui problemi che nello scorso campionato avevano portato a prospettive agghiaccianti. Quasi incredibile, per una squadra che aveva vinto la Coppa Italia e la Supercoppa, in quest'ultimo caso procurando una delusione perfino allo «Special One» cannibale. Un tecnico, Ballardini, reduce da esperienze incoraggianti, ma a Formello incapace di sottrarsi a un'esasperata vocazione all'aziendalismo. Braccio di ferro tra società e ribelli, Pandev perso senza contropartita, Ledesma fermo. L'arrivo di Edy Reja, lo scossone decisivo per sfuggire alle sabbie mobili, avrebbe posto le premesse per un'inversione di tendenza, testimoniata da un avvio di campionato superiore a ogni speranza. Voti alti in pagella per il mercato estivo, fiore all'occhiello l'arrivo del «profeta» Hernanes, ma soprattutto la comune disponibilità dell'organico nei confronti del tecnico, esclusioni eccellenti sopportate senza isterismi, base per una classifica del tutto gratificante. L'anno giallorosso non conosce il grigiore della quotidianità. Tutto rilevante, tutto significativo, nel bene e nel male, in questo 2010 che vede la Roma al comando nella scala dei punti conquistati. Con una gemma in più, il primato di Francesco Totti fra i cannonieri del Millennio: sì, proprio quel capitano lasciato in panchina per far spazio ai bluff di mercato. Per i tifosi, una gioia particolare quella dei tre derby vinti, una rivincita per la rabbia accumulata dopo la farsa di Lazio-Inter. Tra gli eventi di primo piano, la chiusura dell'era Sensi, anche se la dinastia non ha finora trovato una successione, governano i banchieri, Rosella presenza formale per la gestione del club. Dalle glorie dei primi sei mesi, che Ranieri aveva esaltato pur partendo da posizioni di disagio dopo l'addio a Spalletti, ai momenti terribili nell'approccio al nuovo campionato, al quale per ora ha messo una pezza qualche risultato prestigioso, le vittorie su Inter, Lazio e Mlan. In negativo la coda velenosa lasciata da un mercato estivo al quale l'arrivo di Borriello non evita l'etichetta del fallimento. E l'anno si chiude con i malumori di uno spogliatoio del quale si sbandieravano la compattezza e la disciplina. Totti, De Rossi, Pizarro, Mexes, vi dicono qualcosa questi nomi? A loro, le icone della squadra, sono dedicate la cronache più attuali da Trigoria, senza un solo sussurro che possa indurre alla speranza per il futuro, immediato o lontano.

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