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Il rammarico di un record non «sfruttato»

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Unanno che ha visto la Roma ai vertici della classifica di serie A e campione d'Italia per 17 minuti nel torneo che si è concluso a maggio scorso e che ha decretato l'anno d'oro dell'Inter «special». Il tabellino di marcia della seconda Roma targata Ranieri parla chiaro: nessuno ha fatto più punti dei giallorossi nonostante l'avvio della stagione in corso non sia stato esattamente tutto rosa e fiori. Anzi, a un certo punto il giochino di Ranieri sembrava essersi incrinato definitivamente tra malumori e diatribe interne che hanno lacerato squadra e ambiente ben oltre il necessario. E invece Totti & Co. sono riusciti a rialzare la testa e chiudere l'anno in crescendo fermando a San Siro il Milan capolista e serio candidato alla vittoria finale e restare in scia al gruppetto di testa. Nello stilare il pagellone del 2010 romanista abbiamo comunque faticato non poco: perché molti dei protagonisti della scorsa stagione hanno iniziato malissimo la nuova e oggetti misteriosi della scorsa si sono invece rivelati fondamentali in questo avvio di campionato. De Rossi, Mexes e Menez, tanto per fare degli esempi pratici, avevano iniziato malino il 2010 ma si sono riscattati in questa seconda parte di stagione: l'azzurro riprendendosi le chiavi del centrocampo, il difensore diventando essenziale lì dietro e il giovane talento francese mostrando finalmente tutte le sua qualità che l'hanno messo tra i nuovi intoccabili di Ranieri. Alla fine abbiamo decretato quali migliore Juan, sicuramente il più costante in fatto di rendimento nell'arco dell'anno solare e Borriello: che da quando è arrivato a Roma ha fatto davvero benissimo diventando bomber incontrastato dei giallorossi. In questo bailamme di emozioni un ruolo predominante lo gioca inevitabilmente un tecnico molto discusso in città, che ha ricevuto più di un attacco feroce ed è stato messo frequente alla gogna. Beh, tutto si può dire a Ranieri tranne che non ci metta impegno e passione. Anzi, forse anche troppa e qualche volta, a sentire i suoi giocatori, va fin troppo oltre. Se è vero che c'è molto del suo in questa Roma da vertice, nella riscoperta di De Rossi, nell'esplosione di Menez, nel ritorno di Mexes e nella decisione di tornare di Adriano (ma servirà a qualcosa?), è altrettanto innegabile che le «cure» di Pizarro prolungate fino al 12 gennaio, le sfuriate di Burdisso e l'umore nero di capitan Totti e Doni (definito da buona parte dei compagni il miglior portiere al mondo: a Trigoria fa il terzo...), traggano ispirazione dalla stessa fonte. Ora, è questione di intelligenza: chi riuscirà per primo a capire che l'interesse comune è quello della Roma e farà in passo in direzione dell'altro, dimostrerà di avere davvero a cuore le sorti di questa squadra. E di questo club, che nel 2011 passerà finalmente di mano dopo le mille peripezie bancarie che hanno minato non solo il presente ma anche un pezzo di futuro. È arrivato il momento di cambiare, di pensare a come sarà il dopo Sensi senza dimenticare il passato. In clima di buonismo natalizio un «grazie Franco» ci può stare, è giusto... ma il futuro è altrove!

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