La grande illusione

Nienteali. Ha fatto male visto che Vettel le ha messe diventando il più giovane campione della F1 sulla macchina migliore del lotto. È emozionante rivedere il film del campionato incerto fino all'ultimo con cinque piloti in lizza: Vettel, Webber, Hamilton, Button e Alonso. Sembrava iniziata sotto una buona stella l'avventura in rosso di Alonso: vittoria al debutto in Bahrain e doppietta Ferrari grazie allo scarico rotto di Vettel in fuga. In condizioni difficili rispunta il campione del mondo, Jenson Button. Primo posto in Australia e Cina, mentre la grinta di Alonso entusiasma il pubblico. Chiude quarto in entrambe le corse. La Red Bull è la macchina più performante e veloce, ma non riesce a concretizzare il suo potenziale se non in Malesia dove arriva la prima doppietta dell'anno. Poi lo sbarco in Europa e l'imprevedibile. Webber da gregario si trasforma in asso e sbanca Spagna e Montecarlo. Sul circuito monegasco Alonso picchia nelle libere e parte dai box, ma acciuffa il sesto posto. Iniziano i duelli intestini in Red Bull. Cose turche nel Gp di Istanbul! Vettel e Webber entrano in collisione e il tedesco ha la peggio. Buon per Hamilton che strappa la prima vittoria stagionale. A Montreal il tema è l'anomalo consumo delle ruote. Dalla confusione emerge la McLaren: doppietta e leadership iridata. A fine giugno Vettel torna a sorridere dopo molti errori, è suo il Gp d'Europa. La terra inglese invece segna il punto più basso della Ferrari. Alonso è solo 14°, Silverstone incorona Webber. Ad Hockenheim il muretto del Cavallino fa giochi proibiti: Massa lascia strada a Alonso che vince tra le polemiche. A otto corse dalla fine, scoppia la grana per il muso troppo flessibile delle Red Bull e inizia la cavalcata della Rossa: secondo posto in Ungheria, vittoria al pit stop a Monza e affermazione in notturna a Singapore. Ma sul podio ci sono Vettel e Webber, brutto segnale. In mezzo la tecnicissima Spa è appannaggio di Hamilton. Alla volata finale, il tedeschino allevato da Marko vede per primo la bandiera a scacchi in Giappone, mentre in Corea il suo motore va in fumo a vantaggio di Alonso. Webber (ha la spalla fratturata), sbatte contro il muro la monoposto e le sue speranze iridate. In Brasile Chris Horner non vuole ordini di scuderia e porta alla vittoria il pupillo Seb. Alonso contiene i danni in vista dell'ultima spiaggia: Abu Dhabi. È leader della classifica, ma la Ferrari si suicida marcando Webber invece della gazzella in pole. Quella gazzella era Vettel. E sappiamo come è finita.