Il futuro va gestito meglio
L'ammissionedei due club italiani Aironi (ex-Viadana con alcuni club minori) e Benetton Treviso nel campionato professionistico sovranazionale della Magners Celtic League ha reso storico il 2010 ed è avvenuto, nelle enunciazioni programmatiche, per consentire ai migliori giocatori italiani nell'orbita azzurra di potersi confrontare settimanalmente con il meglio del rugby europeo. L'idea era perfetta, la realizzazione si sta rivelando inadeguata, soprattutto nella gestione e nell'utilizzo dei talenti emergenti. Basti pensare all'esempio di Gori, spedito in campo da Mallett a novembre contro l'Australia quando Smith a Treviso non lo aveva ancora utilizzato nemmeno per un minuto, o a quello di Riccardo Bocchino, promettente mediano di apertura costretto ad ammuffire in panchina dietro al 34enne francese Mercier, cosa che non ha impedito agli Aironi di perdere sempre. La prima vittoria della stagione è coincisa con l'esordio del numero 10 neozelandese Marshall, il che non promette nulla di buono per Bocchino. Dietro a loro altri talenti potenziali che non hanno avuto grandi possibilità, come Michele Sepe e Andrea Pratichetti. D'altra parte, va riconosciuto ai due club che elementi come Derbyshire e Barbieri si sono giovati dell'esperienza internazionale per la loro crescita, ma il salto di qualità nella programmazione non può partire dal basso. Il compito spetta alla FIR che, del resto, paga il 60% degli ingaggi dei giocatori di interesse azzurro. Inoltre, il consiglio federale aveva nominato Responsabile per l'Alto Livello Carlo Checchinato, proprio con lo scopo di lavorare al coordinamento tra gli staff di Aironi e Treviso e quello della Nazionale. Ebbene, in questi primi mesi, si fatica a rintracciare i frutti di tale funzione. Ale. Fus.