E' morto il ct del Mundial Addio a Enzo Bearzot
{{IMG_SX}}Il suo naso, da boxeur, e la pipa, perennemente accesa, hanno fatto la felicità dei vignettisti per anni. Erano i segni distintivi di Enzo Bearzot, scomparso oggi ad 83 anni. Nel suo palmares un titolo in particolare: la Coppa del mondo vinta in Spagna nel 1982 che consentì alla nazionale azzurra di vincere il titolo iridato 44 anni dopo l'ultimo conquistato da Vittorio Pozzo. Nato ad Aiello del Friuli nel 1927, il "Vecio" è il capostipite di una lunga schiera di allenatori friulani che hanno arricchito il nostro calcio negli anni successivi: Dino Zoff, Fabio Capello, Edy Reja, Luigi Del Neri. Da giocatore, la carriera calcistica di Bearzot inizia nel suo paese natale, quindi il trasferimento in serie B alla Pro Gorizia nel 1946. Il giovane Enzo è un mediano vecchio stampo, spesso prestato anche alla difesa. Si trasferisce all'Inter in serie A, poi di nuovo serie B col Catania e poi ancora serie A col Torino, di cui diventerà capitano. In nazionale vanta anche una presenza. Ma è da allenatore che il 'Vecio' ottiene le maggiori soddisfazioni. Inizia come vice di Nereo Rocco nel '64 a Torino. E dal 1968 è allenatore del Prato in C1. Entra presto nei quadri federali, prima è assistente del ct Ferruccio Valcareggi, quindi vice del suo successore, Fulvio Bernardini. Dal 1975 al 1977 divide la panchina della nazionale azzurra proprio con Bernardini: i due falliscono la qualificazione agli europei del 1976 e Bearzot rimane solo alla guida della nazionale. I primi ottimi risultati 'in solitaria' si vedono ai mondiali del 1978, dove l'Italia gioca bene, batte nella prima fase i futuri campioni del mondo dell'Argentina e termina al quarto posto. Poi l'europeo del 1980 giocato in casa, concluso ancora al quarto posto. Il capolavoro si compie nell'estate del 1982 in Spagna. Il calcio italiano è sconvolto dallo scandalo delle scommesse e delle maxisqualifiche inflitte a volti noti della serie A. Paolo Rossi rientra in campo proprio due mesi prima del mondiale spagnolo e Bearzot gli dà fiducia. Il gruppo italiano parte male e si chiude a riccio: non ci sono oriundi (sarà la prima e unica volta che l'Italia vincerà un mondiale (senza giocatori nati all'estero), Bearzot impone il silenzio stampa e dalla seconda fase, disputata contro Argentina e Brasile, gli azzurri cambiano marcia. In semifinale viene sconfitta la Polonia di Lato e Boniek. In finale la Germania di Rummenigge e Breitner. Sul volo di ritorno, i fotografi dell'epoca immortalano un momento storico. Bearzot e Franco Causio sfidano a scopone scientifico il capitano di quella nazionale, Dino Zoff, e il presidente della Repubblica Sandro Pertini, giunto al Bernabeu di Madrid per sventolare il tricolore. Al centro del tavolo c'è la Coppa del mondo a fare bella mostra. Molto meno fortunato il mondiale del 1986 in Messico. Bearzot dà fiducia al gruppo storico che lo aveva portato sul tetto del mondo quattro anni prima, ma sbaglia. I giocatori sono logori ed escono contro la Francia. Bearzot lascia la panchina azzurra a favore di Azeglio Vicini, ct dell'under 21. Attualmente detiene il record di panchine: 104. Dopo di lui c'è Vittorio Pozzo con 97.