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«Buona fine e buon principio!»

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Ilpiù classico degli auguri. Anche Francesco Totti se lo sarà sentito dire l'anno scorso a Capodanno. Beh, si ricordi da chi, perché gliel'ha tirata. Il capitano romanista ha iniziato il 2010 in infermeria e l'ha concluso in panchina a guardare nientepopodimeno che Adriano al posto suo in campo, mentre il gelo di San Siro gli entrava nelle ossa. Altro che buona fine e buon principio. A parte l'immenso successo degli spot Vodafone, per Totti calciatore è stato un anno nero, il peggiore della carriera. Basti pensare che quasi la metà dei giorni (176 su 365) li ha passati senza mai segnare. Ripercorrendo gli ultimi dodici mesi, al posto dei gol - ne ha realizzati la miseria di 9 di cui solo 4 su azione - troverà delusioni cocenti, scatti d'ira, un rigore fallito dopo tre anni immacolati, contrasti con Ranieri e una strana sensazione mai vissuta prima: sentirsi trattato come uno di troppo. Il «re» indiscusso si è ritrovato in un mondo capovolto. Eppure, superato l'infortunio che lo aveva bloccato nei primi mesi dell'anno solare, le cose sembravano aver preso una piega giusta. Il ginocchio finalmente integro, la Roma che recuperava punti su punti all'Inter, il sorpasso e lo scudetto sempre più vicino. Poi, la sera di quel maledetto 25 aprile, Totti ha iniziato a capire. Ha segnato il suo primo gol su azione del 2010 proprio nella partita maledetta con la Sampdoria. Ma il tricolore svanito era soltanto l'inizio. Appena una settimana prima il capitano aveva preso confidenza con una parola a lui semi-sconosciuta: sostituzione. Ranieri l'ha estromesso dal derby insieme a De Rossi e la Roma ha vinto. Il tecnico di Testaccio lo ha fatto altre volte, undici in tutto nell'anno solare. Con l'Inter, per esempio, è risuccesso: fuori il numero 10 e vittoria giallorossa. Ma ti pare? Ranieri è il primo allenatore della Roma che non tratta Totti come uno indispensabile. Prima o poi qualcuno doveva farlo. Più poi che prima ha sempre pensato il capitano, per nulla felice di essere gestito a intermittenza nonostante l'età (34 anni) e gli acciacchi accumulati nel tempo. «Se sto bene voglio giocarle tutte» ha avvisato durante il ritiro estivo a Riscone, quando aveva appena subìto l'altra grande beffa del 2010: la promessa non mantenuta di Lippi. Per mesi l'ex ct gli ha garantito che lo avrebbe portato al Mondiale se il fisico lo avesse assistito. Il finale dello scorso campionato è stato forse il suo miglior momento di forma, ma il capitano in Sudafrica non ci è andato. A conti fatti meglio così, ma la ferita è rimasta aperta. Lippi, guarda caso, ha rotto gli indugi dopo la finale di coppa Italia, quella del calcione a Balotelli. Un fallaccio costato carissimo a Totti. Gli è arrivata perfino una «sculacciata» del presidente della Repubblica («è stato un gesto inconsulto» Napolitano dixit), oltre ai quattro turni di squalifica in coppa Italia. Nella prossima sfida con la Lazio non ci sarà, come nell'ultima. Se andrà bene pure stavolta qualcuno si affannerà a sottolineare che «il derby è più facile per la Roma se non gioca Totti». Passi pure questa, ma a Capodanno nessuno osi dirgli: «A Francè, buona fine e buon principio!».

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