L'anno d'oro di Bargnani nel campionato di basket più bello del mondo

Bargnanilei è diventato un'icona dello sport capitolino. Le pesa questo ruolo? «E' un responsabilità di cui sono cosciente e che sento, ma in maniera assolutamente positiva. Non posso che esserne fiero ed orgoglioso». Ai giovani che oggi dicono: «Voglio diventare come Bargnani» che consiglio si sente di dare? «Devono credere in maniera assoluta in ciò che fanno e lavorare duro perché tutto alla fine è possibile. È chiaro che per arrivare nella Nba serve anche il talento e questo è un regalo che ti fa madre natura. Ma non bisogna deprimersi o sentirsi arrivati perché si può e si deve sempre migliorare». Dalla palestra della Sam, a Montesacro, alla Nba il salto appare immenso. Quando passava ore a migliorare i fondamentali a due passi da via Nomentana si immaginava un futuro nella lega dei più forti al mondo? «Mi sono allenato su un campo di cemento, a qualunque ora e con qualunque temperatura, accanto a gente eccezionale come Castellano, Di Giannantonio e Ridolfi. Ma in quei giorni la Nba era qualcosa che vedevo solo in televisione, non un possibile obiettivo. Solo arrivato a Treviso, dopo aver parlato con Gherardini, ho capito che sarei potuto andare oltre all'Europa. Lui mi ha convinto che avrei avuto l'opportunità di approdare negli Usa e ritagliarmi uno spazio da protagonista. Aveva ragione». Ed oggi quali sono i nuovi obiettivi che si pone? «Non ne rimangono tanti, ma sono quelli più difficili da raggiungere: vincere l'anello di campione della Nba e prendere parte da protagonista all'All Star Game». A proposito, ha impegni per il 20 febbraio? «Sarebbe fantastico stare in campo quel giorno a Los Angeles, tra i migliori della Lega. Ora il mio scopo è quello di aiutare la mia squadra di partita in partita poi si vedrà. Se arriverà la chiamata per l'All Star Game sarà fantastico, altrimenti cercherò di fare in modo che accada in futuro». Basta la partenza di Chris Bosh da Toronto a spiegare la sua definitiva esplosione? «Sarebbe riduttivo. Sono cambiate le gerarchie, questo è sicuro, ma la mia crescita personale, e quella del gruppo, sono indipendenti dall'approdo di Bosh a Miami. Credo che un fattore importantissimo sia stata l'esperienza estiva con la nazionale italiana». Dove ha trovato il nuovo Re Mida del basket tricolore. Sembra che tutto ciò che tocca Simone Pianigiani si trasformi in oro. È d'accordo? «È un allenatore eccellente che ha avuto la fortuna di crescere in un sistema dove nulla è lasciato al caso come quello di Siena. Lui ha trasferito questo metodo di lavoro in nazionale e questo ha prodotto una crescita della squadra». Che questa estate non ha esitato ad eleggerla leader. «È il campo che assegna certi ruoli e determinante è stato il lavoro che tutto il gruppo, nessuno escluso, ha svolto». Ma lei agli Europei del prossimo settembre in Lituania ci sarà? «Tocco ferro e ripeto che se non ci saranno problemi sarò in azzurro. Sarà l'occasione per rilanciare la nostra nazionale. La notizia dell'ammissione, arrivata per l'allargamento delle squadre partecipanti, me l'ha data Pianigiani al telefono mentre ero al mare, in vacanza. Ma ce la siamo meritata, per quello che avevamo fatto vedere sul campo». Ettore Messina in una recente intervista ha dichiarato: «Io avrei sempre bisogno di uno come Il Mago». «Per me è un onore grandissimo sentire queste parole ma la cosa non mi sorprende perché con Ettore c'è un rapporto speciale. Siamo amici e con lui ho trascorso due anni fantastici a Treviso che hanno segnato la mia carriera di giocatore. In palestra è un sergente di ferro, ma la cosa non mi ha mai dato fastidio, anzi mi piace confrontarmi con tecnici che dettano regole precise». Tornando alla Nba: per vincere il titolo forse dovrebbe lasciare i Raptors. «Per ora non penso assolutamente ad andare via da Toronto. È una città dove sto benissimo, con una franchigia che ha deciso di puntare su un gruppo giovane. Fino ad ora la nostra è stata una stagione tra alti e basi ma le prospettive sono buone. Giochiamo un basket di qualità ed abbiamo sconfitto squadre titolate. Gli obiettivi sono i playoff e la crescita del gruppo. Poi in futuro si vedrà. Magari arriverà il giorno in cui saranno loro a stancarsi di Bargnani ed a scambiarmi». Chi vincerà l'anello nel 2011? «Miami è sulla bocca di tutti per aver messo assieme tanti campioni, hanno avuto un inizio difficile ma ora stanno carburando. Ma ad oggi la squadra più solida mi sembra Boston, con i Lakers che come sempre saranno protagonisti quando conterà». È diventato così popolare da finire in una striscia dei fumetti di Topolino. «È stata una cosa divertentissima. Non vedo l'ora di far vedere la cosa a mia madre che sta arrivando a Toronto per il Natale. Sarà una cosa da tenere da parte per i miei figli». La promessa di vestire un giorno la maglia della Virtus Roma rimane? «L'ho detto più d'una volta e lo ripeto: succederà. Non so quando, ma mi vedo un giorno indossare i colori della squadra della mia città. Era un sogno di quando ero bambino. Ed è bello rendere i sogni realtà».