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Dopo 45 anni i nerazzurri tornano sul tetto del mondo

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PaoloDani ABU DHABI Ormai sembra essere nel dna dell'Inter il fatto di non sapersi godere neanche i successi più belli. Dopo la vittoria della Champions League le parole di Milito e l'addio di Eto'o avevano sporcato una festa attesa da 45 anni. Ieri, dopo aver conquistato il trono mondiale battendo 3-0 gli ingenui congolesi del Mazembe, è stato Benitez a sparigliare le carte: «Se la società crede in me - ha tuonato il tecnico spagnolo - mi deve dare pieno potere sui giocatori, anche sul mercato. Altrimenti, parlino col mio procuratore». Sfogo a cui ha risposto a stretto giro Moratti: «Non è il momento di chiedere». Prima, c'era stata la gara, che l'Inter aveva messo dalla sua parte fin dalle prime battute. Benitez aveva osato: fuori Stankovic per la partita della vita, dentro Thiago Motta. Un 4-3-3 «mascherato» con Eto'o mobile, spesso sulla linea di centrocampo, e Pandev seconda punta. I primi 20 minuti sono perfetti: Thiago Motta inventa e verticalizza, Etòo è in gran forma, Maicon, leggermente sottotono, inventa. Giocate di prima, schemi che funzionano, l'Inter sa stare sul terreno di gioco con personalità ed equilibrio. Al 13' arriva il gol che spiana la strada alla vittoria finale. Un assist delizioso, immancabile, viene servito dal Re Leone, Pandev si sblocca, controllo e tiro, tutto di sinistro. Quattro minuti dopo ci pensa Etòo a dare all'Inter la rete della sicurezza: azione ispirata da capitan Zanetti che mette al centro: palla in mezzo, Pandev non aggancia, pronto Eto'o, di destro a giro. Poi il singolare festeggiamento che lascia tutti sorpresi: al camerunese vengono consegnate due buste d'acqua che lui porta a passeggio per il campo. Due a zero. L'Inter potrebbe stravincere ma Milito ha le polveri bagnate. Così a chiuderla ci pensa Biabiany, che nei minuti finali sostituisce proprio l'argentino, segnando il gol del definitivo 3-0. Partono i festeggiamenti, dopo 45 anni l'Inter è di nuovo sul tetto del mondo, e da Angelo Moratti a Massimo si chiude simbolicamente il cerchio della dinastia che più di tutte ha dato ai colori nerazzurri. Ma la gioia dura poco. La conferenza stampa di Benitez nel dopogara è di quelle che lasciano il segno. «Io merito rispetto - dice il tecnico ex Liverpool - Mi sono addossato tutte le colpe e tutte le responsabilità, ma il club mi aveva promesso ad agosto tre giocatori. Non è arrivato nessuno. Ora ho bisogno di rinforzi, altrimenti parlino con il mio procuratore». «Alla base degli infortuni - ha continuato il tecnico - ci sono delle cause precise, a partire dall'età avanzata della squadra. Poi, negli ultimi due anni, i giocatori sono stati spremuti e non è stato seguito un programma di lavoro in palestra. Ovviamente sono questi i risultati». La serata man mano cambia faccia: dalla gioia della vittoria al rinfaccio e alle accuse per quanto accaduto nei mesi scorsi. Moratti, dopo aver celebrato la storica vittoria della squadra, cerca di smorzare le polemiche confermando piena fiducia al tecnico. Poi, però, conclude con un «non è il momento di chiedere» che lascia intendere come il gelo tra allenatore e società sia tutt'altro che superato. E con la parole di fuoco che arrivano anche da Stankovic («una ferita aperta non aver giocato dall'inizio»), l'Inter è costretta a vivere l'ennesima festa a metà.

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