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Sì, d'accordo, le folate offensive del genietto Zarate

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Ecome dimenticare le invenzioni del profeta Hernanes, i gol di Floccari o la difesa impenetrabile guidata da Dias e Biava. Però c'è un giocatore che, più di tutti gli altri, quest'anno è riuscito a condizionare le prestazioni della Lazio, l'uomo del quale Reja non farebbe mai a meno e per cui ha persino cambiato l'assetto tattico di tutta una carriera. Lui è Stefano Mauri, il centrocampista più «olandese» del campionato italiano, uno di quelli che sanno fare tutto. Segnare (già tre gol in campionato), sfornare assist (sette) ma anche difendere e congelare il possesso palla. Dopo un brillante avvio di campionato, coinciso con il volo della Lazio in testa alla classifica, Mauri si è riguadagnato la Nazionale e, con Rocchi spesso in panchina, ha ormai opzionato la fascia di capitano biancoceleste. Da Palermo in poi, però, il brianzolo ha accusato una lieve flessione che ha toccato il suo culmine contro il Catania, sua peggior prestazione tanto da essere sostituito al 21' della ripresa. Un momento no coinciso con la frenata di tutta la squadra che, senza la sua imprevedibilità e la sua capacità di galleggiare tra le linee mandando in tilt le difese avversarie, ha visto diminuire drasticamente le opzioni offensive. Contro l'Inter, invece, Mauri ha mostrato nuovamente la faccia migliore. Ha toccato un'infinità di palloni e, pur fallendo due gol, ha messo a nudo tutti i limiti della compagine nerazzurra: «È impossibile pretendere che un calciatore disputi 38 partite al altissimo livello - ha spiegato ieri a Formello - ma essere squadra significa fare in modo che il collettivo compensi qualche passaggio a vuoto dei singoli». Nell'anno della definitiva consacrazione, Mauri ha imparato a parlare da leader: «Se siamo secondi dopo 15 partite non è un caso, ma non vogliamo assolutamente parlare di scudetto. Anzi, fondamentale è mantenere l'umiltà, se si entra in campo troppo spavaldi e credendosi forti si finisce col perdere le partite». Certo che, dopo la vittoria con l'Inter, un eventuale colpaccio contro la Juve darebbe il definitivo salto di qualità al campionato laziale: «I bianconeri sono temibili e hanno diversi giocatori in gran forma, da Quagliarella a Krasic. Ma anche loro hanno dei punti deboli. Se riusciremo a sfruttarli potremo batterli». In fondo, quest'anno sembra fatto apposta per infrangere i tabù. E la Lazio a Torino non vince addirittura dal 2003.

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