Due in fuga ma non è finita

Milane Lazio, per cominciare, hanno confermato nel modo più convincente le loro possibilità tecniche, psicologiche di puntare allo scudetto. Il ritorno di Pirlo nel suo ruolo tradizionale e la stupenda forma di Ibra offrono ad Allegri la possibilità di dimostrare al presidente Berlusconi che il suo sostegno a Ronaldinho era testimonianza di attaccamento al passato, di nostalgia, piuttosto che un argomento per la conquista definitiva del primato. Mentre la Lazio ed il suo allenatore che pareva invecchiato al timone del Napoli, rappresentano la novità più sorprendente della stagione, in quanto che alla tenuta agonistica e al rendimento piuttosto costante della squadra (9 vittorie, 3 pareggi e 3 sconfitte, con sole 12 reti subite), ha messo in vetrina anche nel recente confronto con l'Inter un gioco razionale, veloce e piacevole, con note complessive di particolare apprezzamento per il contributo di Hernanes, Matuzalem e il bizzarro Zarate. In complesso, finora, un secondo posto che ha riconciliato definitivamente il presidente Lotito con la tifoseria biancoceleste. Naturalmente è troppo presto per ipotecare la certezza di una tenuta durevole, delle due capoliste, escludendo il poderoso ritorno del Napoli, dell'Inter e della Roma, per non parlare della Juventus che domenica ha finito per imporsi alla grande su un apprezzabilissimo Catania, con un gol al volo di Pepe e una doppietta di Quagliarella, che avrebbe potuto essere addirittura una clamorosa tripletta, se l'arbitro e assistenti non avessero chiuso gli occhi sulla parata difettosa del portiere siciliano. L'ennesima prodezza dell'attaccante napoletano ormai, in veste bianconera, minaccia addirittura il primato nella classifica dei cannonieri con il minimo distacco ai tre tiratori scelti: Eto'o, Cavani e il sempre più sorprendente Di Natale, un altro figlio del golfo partenopeo che farebbe molto comodo a Mazzarri. Un cliente abituale di quella graduatoria è Di Vaio è pure pervenuto sulla stessa piattaforma di Quagliarella grazie alla rete messa a segno (con quella di Britos) nel «derby» emiliano che ha offerto la speranza al Bologna di un recupero della sistemazione sociale. Il presidente federale si sta spendendo, proprio in questi giorni, per scongiurare lo sciopero dei calciatori sia pure con la nomina di un commissario per arrivare all'accordo, ma la questione finanziaria, che coinvolge purtroppo anche la Roma e molti club della vecchia Serie C, è ancora più urgente e richiederebbe una riflessione seria all'UEFA e alla FIFA. Il calcio-spettacolo è diventato un'industria ma deve guardarsi dal pericolo di una crisi di risorse economiche e pubblicitarie che risparmierebbe soltanto le protagoniste delle grandi competizioni internazionali e di quel fenomeno mondiale, la globalizzazione, che sta capovolgendo i rapporti dell'Occidente con il terzo Mondo. Ha mostrato di essersene furbescamente accorto il presidente Blatter che, alla testa della FIFA, ha sostenuto la candidatura della Russia e del Qatar ad organizzare i Mondiali del 2018 e del 2022, assicurando alle associate nazionali un cospicuo rifornimento di miliardi ma senza esigere le garanzie per un'equa suddivisione del bottino, devoluto esclusivamente ai grandi club, come i famosi diritti televisivi.