Alla fiera dell’est
Parte l'Oriente Express del pallone. Vincono i petrodollari, il mondo del calcio si sposta a est, è il trionfo dei ricchi. Nel 2014 si giocheranno i mondiali in Brasile, ieri sono stati assegnati a Russia e Qatar rispettivamente quelli del 2018 e del 2022. Nel primo caso meritava l'Inghilterra ma alla fine ha prevalso la candidatura russa per la gioia di Putin che ha disertato la cerimonia di Zurigo (è andato in Svizzera solo dopo aver appreso l'assegnazione del Mondiale) per non influenzare il voto dei delegati della Fifa. È andata bene, mentre Beckham si è incaricato di chiedere scusa al suo paese per aver fallito la missione. Peraltro gli inglesi sono stati eliminati al primo ballottaggio tra lo stupore generale di tutti quelli che si aspettavano un Mondiale nella patria del calcio. Ma questa lotteria svizzera, tra scandali su presunte corruzioni, belle donne e tanti sospetti, ha decretato la vittoria della Russia. Sono stati stanziati già 641 milioni di dollari per il potenziamento degli stadi. Il vecchio «orso» esce dal letargo, Mosca, San Pietroburgo, Yaroslav, Novograd, Saransk, Kazan, Rotov, Samara, Volgograd, Krasnodar e Sochi sono le città candidate ad ospitare le partite. Certo, serviranno tanti aerei per trasportare squadre e tifosi nella varie sedi lontanissime l'una dall'altra ma la Russia è pronta a fare il massimo. Ancora meno attesa l'altra scelta, quella che premiato il minuscolo Qatar (grande come l'Abruzzo) rispetto al colosso americano. La finale ha visto prevalere il paese arabo per 14 voti a 8. E subito è cominciata la festa a Doha mentre è stato certificato un nuovo fiasco di Bill Clinton con Obama che ha usato parole di fuoco per la Fifa. Gli alberghi del Qatar sono eccezionali e, soprattutto, gli sceicchi hanno disponibilità finanziarie illimitate. Il bello è che Doha, la capitale del Qatar, ha 370.000 abitanti. Gli stadi (nove da costruire) saranno tutti in un fazzoletto di 27 chilometri. Alla fine Sepp Blatter gongolava per la nuova sfida della Fifa: «Andiamo verso nuove terre». Noi italiani non c'eravamo a Zurigo: tra scioperi, stadi vecchi e schiaffi sul campo è meglio così.