Rilancio Roma Rabbia Lazio

Rigorosamente Roma. Torna la tradizione del derby, negativa per la squadra favorita, in controtendenza con quelli della scorsa stagione, pronostico per i romanisti e vittoria, ma erano stati i rivali, in entrambe le occasioni, a dominare invano il campo. Stavolta Ranieri e i suoi nulla hanno usurpato, al di là degli episodi e di interpretazioni arbitrali controverse, ma contro una Roma largamente nella migliore versione stagionale, la Lazio ha comunque legittimato il suo buon diritto a una posizione di eccellenza. Dopo un primo tempo nel quale molto era stato concesso alla cautela, alla saggezza, se non proprio alla paura, le protagoniste hanno regalato una ripresa altamente spettacolare e ricchissima di emozioni forti. Peccato che l'immagine non sia risultata altrettanto esaltante sugli spalti, con larghi spazi vuoti, le consuete splendide coreografie dimenticate, gli opposti umori sfogati tiepidamente tra incursioni di Olympia ai limiti della legge e cori beceri per la fanfara dei Bersaglieri. Questo ha prodotto una politica della sicurezza apprezzabile negli intenti, ma gestita con quasi assoluta mancanza di buonsenso. Esemplari quei vuoti in Tevere, che donne, anziani e bambini non avrebbero potuto logicamente colmare. La Lazio ha avuto forse il torto di avere privilegiato inizialmente, e per tutto il primo tempo, un atteggiamento di attesa, sfidando le iniziative della Roma per lasciare il segno in contropiede, senza però incidere realmente. La Roma aveva dovuto rinunciare a Juan, Pizarro, oltre a Totti squalificato, nel riscaldamento ha rischiato di perdere Menez, per altro costretto alla resa dopo poco più di venti minuti. Ranieri ha chiesto particolari attenzioni, a De Rossi e Perrotta, nei confronti, rispettivamente, di Hernanes, a lungo fuori partita, e Mauri. Metà gara da sintetizzare in due conclusioni fuori misura di Hernanes e Borriello. Però il giovane Greco, entrato per Menez e protagonista di una prova autoritaria, aveva quasi ripetuto l'impresa di Basilea, gol vanificato da una segnalazione del guardalinee che aveva visto, sbagliando, un fuorigioco di Borriello autore dell'assist. Subito la ripresa ha prodotto fuoco e fiamme. Lichtsteiner, che pure era stato tra i più attivi dei suoi, ha fermato con un braccio un destro di Simplicio diretto in porta. Limpido il rigore, meno la goffa trasformazione di Borriello, Muslera più sfortunato che colpevole. Da quel momento la Lazio si è ripresa il preventivato ruolo di protagonista, la Roma ha dovuto attestarsi quasi in barricata, in replica soltanto una traversa di Simplicio sul contropiede impostato da Greco e Riise. Primi malumori laziali verso Morganti, che stava arbitrando un po' all'inglese, ma senza demeritare, quando Riise ha abbracciato Mauri pronto a deviare in gol una punizione dalla sinistra. Sarebbe stato legittimo il rigore, una volta che l'assistente aveva ignorato un chiaro fuorigioco attivo di Dias. Foggia, entrato dopo Zarate a rinvigorire l'offensiva laziale, ha colpito una clamorosa traversa, ma subito dopo, a 3' dalla fine Julio Baptista, che aveva rilevato Borriello, con una spintarella ha indotto due difensori a scontrarsi in volo rimanendo a terra. Dias ha poi steso il suo connazionale, stavolta senza palpiti l'esecuzione di Vucinic a chiudere i conti, lasciando via libeera agli strascichi del dopopartita, con accenti polemici vivaci, a distanza tra Ranieri e Reja sulle interpretazioni di Morganti, poi il tecnico romanista ci sarebbe andato giù ancora più pesante in sala stampa per domande che riteneva di parte. Largo spazio, naturalmente, anche alle valutazioni degli opinionisti degli studi televisivi, immagini proposte e riproposte e pareri non proprio unanimi: sul gol di Greco invalidato, si è parlato perfino della punta della scarpa di Borriello oltre la linea dell'ultimo difensore. Ammesso fosse vero, non si era detto che nei casi dubbi la bandierina doveva rimanere abbassata? Comprensibile l'irritazione dei laziali, che in altre situazioni si erano visti puntualmente puniti dai fischi (o non fischi) di Morganti, però a un osservatore neutrale riuscirà sempre difficile affermare che a decidere la partita siano state le decisioni arbitrali. Portano la Roma, i tre punti, a giovarsi di un'aria di classifica più respirabile, adesso però la voglia di riscossa va legittimata da una continuiità che una vittoria nel derby, gara sotto ogni aspetto fuori dalla normalità, non può ancora testimoniare, più attendibile verifica pretenderanno gli scontri di mercoledì con la Fiorentina e di sabato in casa Juve. Sul piano individuale, alla Lazio è mancato forse l'Hernanes più ispirato, nonostante qualche spunto di grande eleganza, conferma per il buon momento di Ledesma e Mauri, Rocchi atteso invano a rinverdire la sua tradizione di eversore della Roma, produttivi alla distanza Zarate e Foggia. Buona prova collettiva della difesa romanista, alla quale non è estranea la posizione di De Rossi, lucido e tranquillo presidio centrale, bravissimo Greco, in crescita Simplicio, attaccanti da vertice nelle pagelle. Con una nota del tutto particolare per Mirko Vucinic, che a Roma qualcuno si diverte ancora a mettere in discussione, nessuno potrà negargli il ruolo di derbywinner.