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Claudio Ranieri, l'allenatore della Roma

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La Roma c'è, è tornata. Anzi, per dirla alla Ranieri, ha appena messo il muso fuori dal garage per provare a iniziare a fare alemno le qualifiche. Torniamo a parlare, come da promessa, con il tecnico che ha finalmente interrotto il silenzio stampa. Lo facciamo proprio quando la squadra sembra essersi sbloccata e aver ritrovato quell'unione d'intenti fondamentale per provare a rimettere in piedi la stagione. Ranieri ci crede. «Il nostro campionato inizia ora».   Quanto c'è della riunione a porte chiuse post-Basilea in tutto questo?  «Non ho visto nulla di particolare in quel dialogo che è stato positivo tra persone che vogliono uscire fuori da una situazione inaspettata. Cose che accadono nello sport, perché ci sono dei momenti positivi e altri negativi. Se andiamo a vedere nelle ultime tre partite abbiamo fatto sette punti e al momento ne abbiamo comunque uno in più dello scorso anno. E se ci mettete i tre punti di Brescia stavamo lì con la Juve».   Già, il signor Russo. «Eh, in molti lo hanno già dimenticato. Prima tutti gridano allo scandalo, poi adesso non se ne parla più. Sappiamo che la squadra non ha fatto finora quello che dovrebbe, ma ha anche bisogno di essere spronata, aiutata dai propri tifosi così come fu l'anno scorso». Questione di fiducia quindi?  «Anche, bisogna dargliela: questa Roma lo merita. Avete visto che contro il Lecce dopo il gol del vantaggio? La squadra si è sciolta, si è divertita di più ed è andata molto meglio correndo fino in fondo: abbiamo corso più di loro che erano indicati come la squadra fisicamente più in forma. Io capisco che si vuole sempre il massimo, però quando una cosa non gira... Stiamogli vicino: i veri romanisti lo hanno capito e sono al fianco di questa squadra».   Che sta iniziando a prendere consapevolezza?  «Esatto, perché non può andare sempre male. Già dalla partita col Brescia avevo visto una scintilla anche se è finita come sappiamo. Col Basilea abbiamo perso, ma avevamo avuto un'infinità di occasioni e fatto altretatnti errori. Così come ieri, abbiamo preso tre traverse e a volte la fortuna gioca un ruolo importantissimo. Noi dobbiamo analizzare le cose serenamente, la squadra non sta al cento per cento anche per colpa di molti infortuni: alcuni cronici. A volte sono stato costretto a rimettere in campo giocatori senza un'adeguata preparazione e poi è normale che ci siano delle ricadute. I tre cambi contro il Lecce sono stati tutti chiesti dai giocatori». Nonostante questo abbiamo finalmente visto un De Rossi in crescita. «Daniele ha giocato una partita strepitosa, ma avrebbe avuto bisogno di più tempo e magari più avanti, tra un mese o due, la pagherà. Ma non avevo alternative e ho dovuto rischiarlo: quest'anno è una situazione che si è ripetuta tante volte... troppe». Essere tornati nell'altra colonna della classifica fa già un certo effetto. «Ma certo, noi vogliamo riprenderci il campionato, questo è poco ma sicuro. La gente deve crederci e starci dietro nei momenti difficili, la squadra la si sprona e bisogna far sentire il calore. Ci siamo già dimenticati dello scorso anno? Con l'amore del nostro pubblico abbiamo ribaltatao tutto e ora dobbiamo ricreare quell'entusiasmo» Quindi segnali positivi? «Sì, assolutamente, perché quando vedo una Roma che lotta così sto tranquillo. Ho rivisto la vera tigna del romano che "nun ce' vo sta". In questo senso la squadra ora mi assomiglia molto e adesso non gli posso rimproverare nulla. Ora non dobbiamo fermarci, perché su questa strada alla fine avremo ragione noi».   Avanti col tridente?  «Possiamo continuare su questa falsa riga, l'importante è che tutti rispettino le giuste distanze altrimenti le tre punte restano troppo isolate. Non rientra Vucinic? Sì, ma da quella parte li ha "sfondati": è in grande condizione». Riprendendo termini che ha usato la scorsa stagione, quest'anno la Roma a che punto è rispetto al famoso curvone che si trasformò poi in rettilineo? «Macché, ora l'abbiamo appena tirata fuori dal garage». Ha parlato con Totti dopo l'espulsione? «È rimasto dispiaiuto moltissimo per il derby che sarà costretto a saltare e per l'ingiustizia subìta. Ha detto: "ma come, io non ho fatto niente, questo mi ha scalciato di proposito e l'arbitro da due metri non ha fatto niente. Io vado lì e lui tira fuori il rosso diretto prima a me e poi a lui... ma perché?". Comunque Francesco non ha detto nulla all'arbitro».   La preoccupa il calendario?  «No, perché ora pensiamo solo alla gara col Basilea fondamentale per restare in Champions: è già una partita da dentro o fuori». Cosa deve cambiare? «Nulla, la Roma deve continuare a insistere in quello che sta facendo e in quello in cui crede. Essere sempre compatti, giocare ravvicinati, pressare quando c'è da pressare e difendere quando c'è da difendere, ma sempre rimanendo compatti. Quando noi riusciamo a fare questo siamo una buonissima squadra. Io alla Champions ci credo».   E il campionato? «Sarà un torneo dove si starà molto compatti e lo possiamo andare a riprendere, ora pensiamo alla Champions: bisogna provarci». L'Europa può togliere qualcosa dal punto di vista mentale in vista del derby?  «Sì, ovvio, ma può anche darti molto. Se fai bene a Basilea puoi giocare il derby ancora più carico. La differenza che c'è tra l'Italia e l'Inghilterra dove si giocano ancora più partite è proprio l'aspetto nervoso. Noi sprechiamo una quantità infinita di energie nervose con le chiacchiere che facciamo durante la settimana: inutili».   Quindi prima Basilea e solo poi derby? «Sì, perché se fai bene a Basilea prepari psicologicamente anche quella dopo qualunque sia... derby compreso». Sarà un derby contro la Lazio o contro la capolista?  «Adesso non ci stiamo pensando, ci pensassero loro, noi stiamo giocando la Champions League».   Il contratto?  «Ora me ne frego, penso a far bene e basta».   Qualcuno ha detto che Adriano è già una scommessa vinta. «Io non l'ho mai detto, perché credo che la scommessa la debba vincere lui. Purtroppo s'è fatto male adesso deve ricominciare tutto da capo, io i giocatori li giudico sul campo e tutto il resto conta poco». Menez? «Il ragazzo c'è, deve trovare continuità ma l'importante è che lui abbia capito il carattere e la determinazione che vuole l'allenatore. È un giocatore che piace a tutti e deve continuare a fare quello che sta facendo». Qual è la chiave del successo Lazio?  «Io lo avevo detto che non era veritiera la classifica dello scorso anno: erano partiti male, con mille problemi, Pandev e Ledesma messi fuori e non c'era coesione tra squadra e società. Quest'anno è partita bene e ognuno ha quello che si merita». L'aquila?  «Credo sia una bella idea, perché tutti i simboli legati alle squadre sono cose positive».  

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