Da Dias a Hernanes la svolta di Lotito
Ildibattito è aperto, e non finirà presto. La Lazio è prima perché Lotito ha finalmente allentato i cordoni della borsa o perché la politica low-cost sta dando solo adesso i suoi frutti? Le due teorie si basano entrambe su tesi convincenti. Nel 2010 la Lazio ha chiuso per la prima volta nell'era Lotito il bilancio in passivo. Non una voragine enorme, sia chiaro, appena 1.6 milioni a differenza, tanto per non guardare in casa altrui, degli oltre 20 della Roma. A giustificarlo, nel documento redatto dalla società, «le necessarie operazioni di correzione della squadra». Tradotto: la paura di finire in B. E così via Ballardini (che però resta a libro paga) e accoglienza a braccia aperte ai vari Floccari, Dias, Biava. Un prestito a un milione e due acquisti a titolo definitivo a circa 3.6. Un mercato completato in estate dagli arrivi di Hernanes, Gonzalez e Bresciano e dal riscatto di Floccari. Una campagna acquisti di qualità che fa immaginare un Lotito con le mani un po' più bucate. C'è poi l'altra scuola di pensiero, che ricorda come gran parte del mercato sia stato in realtà coperto dalla cessione di Kolarov al City (tra i 19 e i 20 milioni) e che a essere cambiate sono state più che altro le strategie, e non la quantità, degli investimenti. Se prima si compravano tanti calciatori di livello non eccelso, adesso si preferisce investire il budget su pochi atleti ma in grado di fare la differenza. Hernanes è l'esempio più evidente. Secondo quanto riportato da diversi organi di stampa, la Lazio avrebbe un monte ingaggi di circa 41 milioni di euro. Dalla società replicano che la cifra è un po' più bassa, tra i 35 e i 36. In ogni caso, nella classifica dei costi i biancocelesti si attestano alla sesta posizione. Un po' più in alto rispetto agli anni passati, ma sempre lontano anni luce da Milan, Inter o Juve. Tanto che, facendo un rapporto tra monte ingaggi e classifica, alla Lazio finora ogni punto è costato 1.86 milioni di euro. All'Inter 6.72, al Milan addirittura 7.64. In definitiva, entrambe le teorie hanno un minimo di fondamento. Lotito, complice la gran paura della stagione scorsa, ha capito che a volte spendere qualcosa in più consente di stare maggiormente tranquilli. Ma al tempo stesso la Lazio è rimasta una squadra low cost. Basti pensare alla difesa impenetrabile composta da Muslera, Lichtsteiner, Biava, Dias e Radu costata, sommando i cartellini, appena 12 milioni. La vera svolta del presidente è stato l'acquisto del cosiddetto amalgama cercato invano anche dal mitico Massimino. Con una serie di comportamenti finalmente concilianti con piazza e giocatori il presidente è riuscito a ricreare l'armonia non solo nello spogliatoio, ma anche tra la squadra e un pubblico che, forse, dopo sei anni sta incominciando timidamente a fidarsi di lui.