Lazio sei da Champions
Centosessantacinque partite con la maglia della Lazio tra campionato e coppe, dieci gol, la fascia di capitano e una coppa Italia vinta nel 2004. Fabio Liverani compirà 35 anni il prossimo 29 aprile ma non dimentica quei cinque anni biancocelesti. Dai fischi iniziali dei tifosi per la sua nota simpatia giallorossa, ai meritati applausi per le prestazioni sempre da professionista esemplare. Una storia ricca di gioie ma anche di qualche amarezza soprattutto per il distacco traumatico provocato dalle incomprensioni con il presidente Lotito. Ora gioca nel Palermo anche se qualche infortunio e l'esplosione del giovane sloveno Bacimovic lo hanno messo un po' in disparte. Ma il regista con la «velocità di pensiero» più famosa al mondo, lavora in silenzio pronto a convincere presto il vecchio maestro Rossi a rigettarlo nella mischia. Liverani, domenica a mezzogiorno c'è la sua Lazio. «Bei ricordi, un periodo fondamentale della mia carriera». Qual è il ricordo più bello? «Sono due: vittoria in Coppa Italia e derby vinto il 6 gennaio del 2005». Giocatore più forte con cui ha giocato nella Lazio? «Peruzzi su tutti ma anche Nesta e Favalli». Segue sempre la sua ex squadra? «Certo, sono romano. Ero sicuro che dopo un anno negativo sarebbero riusciti a riscattarsi. È arrivato Hernanes, un campione ma soprattutto sono stati risolti problemi all'interno del gruppo». Già, quelli che erano costati il posto a Ballardini... «Ho avuto un bel rapporto col mister a Palermo e mi posso spiegare il fallimento alla Lazio solo con la gestione negativa dei casi Ledesma e Pandev. Quando si comincia a perdere il controllo, non è facile». Lotito ha cambiato rotta... «Ha capito che nelle trattative con i giocatori conta molto anche l'aspetto umano. Io me ne andai per delle incomprensioni con lui ma ora è diverso e sono contento per gli attuali calciatori della Lazio. A proposito ce ne sono rimasti tanti». Chi le viene in mente? «Ledesma e Mauri. Anzi, soprattutto Stefano che è passato come me dai fischi agli applausi: se lo merita. Il simbolo di questo momento magico è la sua rinascita». La sorprende il primo posto dei biancocelesti? «Alla fine torneranno le grandi, Inter e Milan su tutti ma la Lazio arriverà tra le prime cinque: può puntare alla Champions». Pastore o Zarate? «Bravi entrambi. Maurito mi aveva impressionato il primo anno poi si è un po' perso ma ha grandi numeri. L'altro è in potenza ancora più forte ma bisogna confermarsi a certi livelli. Me lo dissero appena arrivato alla Lazio: venti partite non bastano, serve continuità di rendimento». Come vede i due sloveni, Bacimovic e Iljcic? «Il primo è un buon regista, più fisico rispetto a me. Assomiglia a Ledesma per intenderci. L'altro ha colpi fenomenali ma per tutti e due vale il discorso fatto per gli altri». E il suo Palermo? «Abbiamo sbalzi d'umore ma non eravamo imbattibili dopo la goleada al Bologna e non siamo brocchi dopo il capitombolo di Udine. Solo trovando il giusto equilibrio riusciremo a ripetere il campionato dell'anno scorso». Come incassa Rossi le critiche di Zamparini? «Come tutti noi. Conosciamo il presidente, è così ma vuole bene al Palermo. Delio ci rimane male perché lo si può accusare di tutto ma non di lavorare poco sui difetti della squadra tipo la fase difensiva». Infine un sogno per il futuro? «Il contratto mi scade a giugno, sarebbe bellissimo giocare il mio ultimo anno con la Lazio. Vedremo, solo a giugno del 2012 penserò al dopo».