Caccia alle streghe
Il Lecce, Leonardo, Lippi, il passato juventino. Claudio Ranieri è circondato dai fantasmi. Stasera arrivano i pugliesi all'Olimpico, domani la notte di Halloween: il tecnico anticipa i tempi e si traveste da stregone. Ritrovata la parola su gentile concessione della Roma, Ranieri affila gli spilloni e li punta contro i suoi nemici. «Non mi sento sotto giudizio, ho la fiducia illimitata della società e vi dico una cosa: occhio a chi spinge per cambiarmi - avverte - dove sono andato ho sempre fatto meglio dell'allenatore precedente e chi è venuto dopo di me ha fatto sempre peggio». Mourinho, tanto per dirne uno, potrebbe obbiettare. Ma quella di Ranieri è più una provocazione che una verità basata sui risultati. Un messaggio indirizzato a chi, da casa Sensi, ha contattato un procuratore amico di Leonardo. Il brasiliano non spaventa l'allenatore di San Saba quanto Lippi, «perché da quello che so non torna in Italia». L'ex ct, invece, è lì sul trespolo. Per allontanare tutte le ombre bisogna innanzitutto battere il Lecce. Poi il Basilea e la Lazio: tre gare decisive per il futuro tecnico. La ricetta per tirarsi fuori dalla crisi secondo Ranieri è sempre la stessa. «Dobbiamo essere più determinati. Rispetto all'anno scorso abbiamo soltanto due punti in meno: ci vuole calma e tutti devono dare qualcosa in più». L'aspetto mentale pesa più di ogni cosa sulle prestazioni: Ranieri oppone questa teoria alle accuse di caos tattico. «Mi si è detto di tutto, sui moduli e sull'aspetto tattico. La realtà è che quando si vince tutto va bene e si parla superficialmente, quando le cose vanno male invece si parla tanto». Così tanto che si finisce per cambiare idea: buona parte del popolo romanista ha scaricato l'allenatore. «I veri romanisti sono "incazzati" come lo sono incazzato io: noi giochiamo per loro». Il silenzio stampa delle ultime settimane ha impedito a Ranieri di dare il suo punto di vista sul terremoto che si è scatenato a Trigoria dopo la sconfitta con il Basilea. I giocatori hanno mosso obbiezioni sulla preparazione atletica e sul modulo. «È tutto dovuto agli infortuni, a questo dover mettere in corsa giocatori che non sono ancora pronti. È successo con Taddei, adesso devo far giocare De Rossi per forza. Stiamo facendo le cose in corsa e la squadra deve ancora abituarsi a giocare con due punte davanti. Perché insisto sul 4-4-2? Lo so anche io che Perrotta non è un esterno e Vucinic non è Eto'o ma devo risolvere il problema in qualche modo». L'ultima battuta è per Blanc, l'ex ad juventino che lo ha accusato di aver preferito Poulsen a Xabi Alonso. «Non mi è piaciuto che il "signorino" abbia parlato quando l'altra parte era in silenzio stampa. Ma dirò la mia verità agli azionisti della Juve, così Blanc sta a posto». Adesso è il caso di pensare al Lecce.