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Reja contro tutti

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L'allenatore della Lazio Edy Reja

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Lo chiamano «Zio Edy» ma per un giorno ha voluto fare il padre. In fondo, per i giocatori della Lazio Reja è quasi un genitore, lo è fin dal famoso ritiro di Norcia, quando li prese per parte uno per uno e, parlando con chiarezza, cercò di capire che cosa non andasse, perché una squadra del genere stesse per cadere in serie B. Anche ieri Reja si è comportato come ogni padre dovrebbe sempre fare, ha difeso i propri figli, anche con durezza, se necessario. Lo ha fatto perché si è accorto del fuoco indirizzato alla Lazio in questi ultimi giorni e ha voluto dire la sua, perché «c'è qualcuno che forse non digerisce il nostro primato», e «tutti si aspettano che vengano fuori i veri valori, ma alla fine i valori sono quelli espressi dal rettangolo di gioco». A far scattare la scintilla le dichiarazioni di Zamparini di lunedì, quando il presidente del Palermo ha giustificato il primato della Lazio solo con un «gran c...». Reja cambia espressione, ma cerca di trattenersi: «Ha ragione lui - dice impassibile - sappiamo che è un grande intenditore di calcio e, peraltro, è anche un mio corregionale, perciò ha ragione lui. Tra l'altro, qualche anno fa ho anche rischiato di diventare un suo allenatore». Dice proprio così: «rischiato». Capitolo chiuso? Niente affatto, perché a quelle di Zamparini e di Mauro («La Lazio? Più fortunata che bella»), si sono aggiunte anche le dichiarazioni di Cellino: «Se il Cagliari non dovesse finire il campionato davanti alla Lazio sono pronto a restituire ai tifosi i soldi degli abbonamenti», ha detto il presidente degli isolani appena sconfitti. E allora Reja ha detto basta: «Io non lo so perché si dice questo. La Lazio in questo momento è una sorpresa e forse c'è qualcuno che non digerisce questa classifica, magari si aspettavano altre squadre in testa, il Milan, la Juve, l'Inter. Ma io so che questo primato è meritato, perché stiamo giocando bene e io questa squadra la vedo da vicino, ogni giorno durante gli allenamenti, c'è armonia, ci sono valori». Come a dire: non vinceremo lo scudetto, ma quello che abbiamo ottenuto finora ce lo siamo meritati fino in fondo, e guai a chi sostiene il contrario. Per fortuna ci sono anche i complimenti, quelli che vengono dagli amici come Fabio Capello: «Lui è un maestro nel mettermi in difficoltà - sorride Reja - insiste a paragonarci al Verona di Bagnoli ma quella era una squadra stratosferica. Fabio mi telefona e mi dice di crederci, di andare avanti. Ma dobbiamo aspettare almeno la fine del girone d'andata per capire le nostre reali ambizioni».   Di una cosa, però, si può essere certi: la Lazio se la giocherà sempre alla pari con tutti. «I ragazzi hanno dimostrato di aver raggiunto un grande livello di maturità e consapevolezza - spiega Reja - e sappiamo di poterci misurare con qualsiasi squadra». Sarà il primato, sarà la voglia di zittire i detrattori, ma il tour de force che attende i biancocelesti (Palermo, Roma, Cesena e Napoli) adesso fa un po' meno paura.  

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