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La semplicità e il polso del friulano

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Quandolavoravo per il presidente Pertini, visitammo il Friuli un anno dopo il terremoto: era tutto rifatto come nuovo. Ho pensato sempre a quella piacevole sorpresa quando ho constatato che l'allenatore Reja, friulano come Capello, lavorava e lavora allo stesso modo, sia quando curava la squadra del Napoli, portandola dalla serie C alla serie A, sia quando è stato chiamato dal presidente della Lazio a prendersi cura della formazione biancoceleste. Naturalmente, neppure lui fa i miracoli e, dunque la conversione di Lotito e gli acquisti geniali degli ultimi tempi hanno avuto indubbiamente un peso decisivo nella trasformazione della squadra dell'Aquila, ma il polso, la serietà, la semplicità del tecnico friulano la stanno accompagnando nel migliore dei modi. E lo conferma il coraggio con cui - al contrario di certi suoi colleghi - ha deciso di applicare il più intenso «turn over» possibile nella imminente partita di Coppa Italia. Altri tre «mister» sono di attualità, anche se per motivi diversi da quelli di Reja. Uno è Zeman, circondato dal favore popolare benché stia lavorando al Foggia, in un campionato minore, ma sempre con la fiducia nel gioco e nei valori sportivi, ai quali ha sacrificato in un passato non lontanissimo la carriera e i guadagni. Direi quasi, un missionario del football. Un secondo allenatore alla ribalta è quello della Roma, Ranieri, che l'anno scorso sembrava Vittorio Pozzo e che quest'anno non ne imbocca una. Ma nel suo caso non è tanto lui da citare con ammirazione quanto la società, il cui rappresentante, dopo la mezza delusione di Parma, ha tenuto ammirevolmente a dichiarare che a licenziare il tecnico la Roma non ci pensa neppure, partendo evidentemente da un convincimento più che fondato e cioè che i guai della squadra giallorossa dipendono fondamentalmente dal marasma di cui, senza alcuna colpa di Rosella Sensi e della sua famiglia, è preda la compagine giallorossa e che potrà cessare soltanto quando sarà risolta la crisi finanziaria che affligge il club. Considerazione sacrosanta che, però, non toglie che ora Ranieri deve ritrovare la sua formidabile professionalità, evitare «gaffes» come la sostituzione di Totti e di Vucinic, ed affrettarsi a migliorare la classifica della Roma, che però non è affatto drammatica, sempre che sabato il tecnico non si lasci spaventare dal Lecce, la cui prestazione contro il Brescia l'altro ieri è stata per la verità esemplare, anche grazie al gol che Di Michele ha avuto la freddezza di realizzare dopo aver sbagliato, un istante prima, un calcio di rigore. L'ultimo «mister» da citare all'ordine del giorno è quello del Bologna, Malesani, che bloccando sullo 0-0 la Juventus ha lasciato al Cagliari e al Parma l'ultimo posto in classifica. Proprio a proposito di un'altra partita con la Juventus, al tempo in cui sedeva sulla panchina del Parma, Malesani ha ricordato che l'arbrito (poi compromesso nel processo di Calciopoli) annullò un gol regolarissimo di Cannavaro e finì per far licenziare l'allenatore condannandolo per anni ad un'amara esperienza. Guadagnano discretamente, gli allenatori, quando hanno la fortuna amica, ma se poco poco sgarrano un campionato, fanno le valigie senza che nessuno si commuova. L'unica consolazione è il contratto pluriennale che i presidenti sono costretti a rispettare, e non è da disprezzare.

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