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Nessun dubbio è l'anno dell'aquila

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Mentreil Milan avrà un giorno di riflessione in più, essendo protagonista a Napoli del primo «monday night» della stagione. E l'Inter soffre, si sveglia una volta in svantaggio, ma il solito Eto'o non può produrre più del pari, la capolista resta a quattro punti di distanza. Reja non intende imitare il suo simbolo portafortuna, lui preferisce volare basso almeno a livello dialettico, ricorda che lo scudetto non può rappresentare un reale obiettivo per la sua Lazio, che però resta tuttora in attesa di smentite. Per il momento il tecnico non sbaglia una virgola, muove le pedine del suo organico secondo specifiche esigenze, trova puntualmente soluzioni tattiche felici, è tutt'altro che integralista nel proporre moduli alternativi. Potrà anche avere qualche limite strutturale, questa Lazio che aveva faticato a salvarsi e che nella nuova versione presenta un sontuoso Hernanes in più, però anche un Kolarov in meno. La quota da vertigine ha prodotto effetti negativi soltanto dopo che Matri aveva restituito speranze al Cagliari, ma di fronte a qualche sofferenza in più la cronaca ha registrato anche occasioni per chiudere in anticipo i conti. L'altra metà di Roma non sa se ridere o piangere. Se festeggiare, cioè, il pareggio di Parma o rammaricarsi per l'ennesima vittoria mancata. Di significativo, nel turnover ormai abuituale, il passaggio di consegne da Montali a Pradè ai microfoni, patetici tentativi di mascherare la perdurante idiozia del silenzio stampa: gabellato come garanzia di una serenità che, al contrario, è condizionata in negativo dagli spifferi non autorizzati. Confermata piena fiducia a Claudio Ranieri, che ha perso anche Taddei e ha dovuto affidarsi a Cicinho, che prima o poi indovinerà il primo cross della sua storia in giallorosso. Fuori dopo il primo tempo Totti, che non aveva brillato però non aveva fatto peggio di altri, presto sostituito anche Vucinic, meritevole di assoluzione secondo un personalissimo giudizio, dentro Simplicio, Okaka e Julio Baptista, da Sant'Uffizio il suo sperpero su un contropiede che avrebbe consegnato alla Roma la vittoria. Già un miracolo la rete inviolata, Lobont spettatore non pagante. La giornata ha ribadito quanto profonde possano risultate le ferite inferte dal giovedì di Europa League, dal naufragio del Palermo a Udine, alla Juve in versione Mister Hyde a Bologna. Dove Krasic ha voluto confermare ai suoi tifosi di essere l'erede di Nedved, procurandosi il più truffaldino dei rigori: i numi del calcio hanno indotto Iaquinta all'errore dal dischetto.

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