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La squadra accusa «Siamo confusi»

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MatteoDe Santis Il giorno dei confronti, delle chiacchierate, del diciamoci tutto e parliamoci chiaro. Le premesse di quello che sarebbe potuto succedere a Trigoria, dopo l'antipasto negli spogliatoi dell'Olimpico, c'erano tutte. L'appuntamento, per i giocatori, era stato fissato alle 10.15 e l'allenamento alle 11. Gli orari, però, sono subito andati a farsi benedire. L'arrivo di buon'ora di Rosella Sensi al Fulvio Bernardini, annunciato la sera prima, ha cambiato in un amen la scaletta della giornata. La presidente, prima di vedere la squadra, ha riunito il trio Conti-Montali-Pradè e fatto un punto della situazione. Il primo di tre atti. Una volta finita la riunione con i dirigenti, Rosella Sensi ha tenuto a rapporto squadra, allenatore e staff tecnico. L'idea presidenziale, il ritiro, è stata subito accantonata dalle rassicurazioni fornite dai giocatori. «Non serve a niente», la spiegazione unanime dello spogliatoio. Squadra e tecnico si sono assunti le loro responsabilità e hanno convinto Rosella Sensi a non adottare l'arma del ritiro forzato. Il colloquio, una volta risolto il nodo della possibile punizione, non si è protratto più di tanto: la presidente ha fatto presente alla squadra che la Roma ha l'obbligo morale di lottare per i primi posti in classifica, anche in memoria di suo padre Franco, e il gruppo ha promesso un'inversione di tendenza. Fine del secondo atto. Rosella Sensi, poco prima di mezzogiorno, ha salutato tutti e lasciato il Fulvio Bernardini. Nel frattempo, nelle segrete stanze di Trigoria, era già iniziato il terzo atto: un altro confronto, stavolta tra Ranieri, lo staff tecnico e la squadra. L'allenatore di San Saba ha preteso che tutti, o quasi, i giocatori esponessero le proprie opinioni. Le risposte non sono mancate: pochissimi gli astenuti o coloro che hanno preferito restare muti. Hanno preso la parola Totti, De Rossi, Pizarro, Nicolas Burdisso e via via altri compagni. Il coro dei giocatori non è stato evasivo ma ha toccato dei tasti ben precisi: «non è vero che non ci impegniamo», «sentiamo le gambe pesanti», «la nostra condizione fisica è approssimativa» e «certe volte, specialmente in attacco, non sappiamo come muoverci in campo». Ranieri, replicando all'ultimo punto, ha detto di aver sempre lasciato la massima libertà in fase offensiva. La controrisposta è stata un «ci servono anche dei movimenti». Il tecnico, allora, ne ha tracciati alcuni sulla lavagnetta dello spogliatoio. Il discorso, però, non è finito qui: qualcuno è ritornato su alcuni cambi nelle scorse partite. A Napoli, per esempio, quando Totti è rimasto in campo nonostante tutti, lui per primo, pensavano che uscisse. Qualcun altro sulle motivazioni che l'allenatore non riesce a infondere alla squadra come nella passata stagione e altri ancora sulle parole pronunciate la sera prima dal tecnico negli spogliatoi dell'Olimpico. Ranieri ha fornito le sue risposte e spiegato, anche sotto il versante tattico, quali saranno le contromisure da adottare nell'immediato. Alle 13, con due ore di ritardo, il via all'allenamento: conciliabolo tra Ranieri, Perrotta, Pizarro, Brighi, Burdisso senior e Taddei, corsa e un po' di pallone col gruppo per Vucinic (recuperabile per Parma). Molto difficile il rientro di De Rossi, in discesa le quotazioni di Menez e in salita quelle di Julio Sergio. Programma di oggi: allenamento alle 10 e primo assaggio del «brunch» (il mix tra colazione e pranzo) di domenica, quando si giocherà alle 12.30. Il tam tam di Facebook, infine, annuncia che nel pomeriggio qualche tifoso si ritroverà sotto la sede di Unicredit all'Eur per inscenare una protesta.

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