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Una notte di vergogna

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Una notte di ordinaria follia! Doveva essere una serata di sport, come tante quando c'è l'Italia che gioca e invece si è trasformata in un incubo, con gli ultrà serbi protagonisti in negativo. Un vero inferno. Uno scontro corpo a corpo. Fumogeni e lanci di oggetti che nella notte, quando tutto sembrava finito, hanno causato il ferimento di almeno tre persone fra "tifosi" ed esponenti delle forze dell'ordine impegnati nelle cariche per respingere questi delinquenti scortati fuori da Marassi. Una vergogna inconcepibile in un Paese moderno, tenuto in ostaggio da un gruppo di criminali senza scrupoli. Oltre quattrocento ultrà serbi, molti dei quali a volto coperto, hanno tenuto sotto scacco non solo una partita, ma una nazione intera. Con le forze dell'ordine che si sono fatte trovare impreparate, o almeno non hanno capito come reagire immediatamente alla violenza sfogata in un continuo lancio di petardi in campo dai teppisti arrivati dall'altra parte del Tirreno. La domanda è automatica: ma chi li ha fatti entrare? In realtà nessuno poteva immaginare andasse a finire così. Anche se, visto che gli ultrà in questione (un misto tra supporter della Stella Rossa e del Partizan) già la settimana scorsa avevano messo sottosopra Belgrado, forse lo scrupolo sarebbe potuto venire a qualcuno. Sta di fatto che ieri sera l'Italia, il mondo, ha dovuto assistere a una serata che di sportivo non ha avuto nulla. Gli incidenti fuori dello stadio, che sembravano a primo acchitto tafferugli «classici» del pre-gara, erano invece un'avvisaglia che forse andava valutata diversamente. Assaltato il pullman della stessa nazionale serba con tanto di ferimenti del portiere Stojkovic, danneggiata un'auto della Digos e devastazione dei negozi che si sono ritrovati sulla strada tra i teppisti e lo stadio. La partita è stata posticipata di quasi mezz'ora, poi è iniziata regolarmente con il delegato Uefa che ha provato ad assumersi una responsabilità forse più grande di lui. Teoria confermata dal fatto che sette minuti dopo il fischio di avvio lo stesso direttore di gara, lo scozzese Thomson ha bloccato tutti di nuovo.   Si sono succeduti attimi di panico perché nessuno voleva o poteva prendersi la responsabilità di interrompere l'evento: Uefa compresa. Alla fine ci ha pensato lo stesso arbitro, complice anche il rifiuto del portiere azzurro Viviano che di tornare sotto a quell'inferno non aveva alcuna intenzione. Ma alla sospensione della gara i tifosi serbi posizionati nel settore 6 hanno abbandonato per la maggior parte il loro posto e sono usciti nella zona di filtraggio. Fuori dallo stadio però ad attenderli stavolta c'erano un centinaio di tifosi italiani. Inevitabile il lancio da entrambe le parti di bottiglie e fumogeni. Alcuni tifosi serbi inoltre hanno scavalcato i tornelli cercando lo scontro fisico. Le forze dell'ordine in tenuta antisommossa hanno formato un cordone divisorio utilizzando anche i mezzi blindati. Una serata d'ordinaria follia che sembra avere matrice politica.   C'è infatti più di un sospetto sul fatto che gli estremisti serbi stiano cercando di osteggiare in ogni modo l'ingresso del loro Paese nella Ue che sembra ormai imminente. E la serata del Ferraris è già un caso diplomatico. Comunicazioni «assolutamente insufficienti» sarebbero state fornite dalle autorità di pubblica sicurezza della Serbia riguardo ai tifosi che avrebbero seguito in Italia la nazionale ospite. È quanto trapela da fonti della sicurezza impegnate ieri sera nella gestione dell'ordine pubblico allo stadio genovese. Sia per quanto riguarda il numero dei tifosi, molti dei quali avrebbero raggiunto Genova sprovvisti di biglietto, sia profili caratteristici di alcuni gruppi di tifosi ospiti che hanno dei precedenti non esattamente esaltanti. Tifosi avversari feriti o uccisi, anche a colpi d'arma da fuoco. Poliziotti e giornalisti aggrediti o minacciati; incidenti in patria e all'estero: gli ultrà serbi hanno un curriculum da brivido. Ma come è stato possibile che tutto ciò sia realmente accaduto qui in Italia, dove si è fatta una battaglia spropositata per l'ingresso della tessera del tifoso: una roba che oggi a pensarci fa venire da ridere... o da piangere!

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