Roma in stand by
Andamento lento. Molto lento. La Roma è in vendita da due mesi e mezzo, dal 26 luglio per l'esattezza, il giorno in cui la famiglia Sensi ha in sostanza ceduto il suo patrimonio a Unicredit in cambio dell'annullamento del debito di oltre 400 milioni di euro. Ma per il club fino ad ora non è cambiato praticamente nulla. Nella forma e nella sostanza. Rosella e gli altri membri del cda continuano a «governare», mantenendo tutte le deleghe (e gli stipendi) del caso, mentre l'advisor Rothschild si sta occupando del processo di vendita su mandato di Unicredit. All'orizzonte non c'è una svolta imminente. Dopo tanti «abboccamenti» - ben 23 le manifestazioni di interesse pervenute alla banca d'affari - tutto si è fermato. O quasi. Perché? Per prima cosa nessuno dei potenziali acquirenti ha deciso di presentarsi da Unicredit e sparigliare le carte: tutti aspettano di leggere l'info memorandum sulla Roma. In un momento così delicato dell'economia mondiale, sarebbe troppo rischioso lanciarsi in un'avventura del genere senza capire con esattezza cosa si compra, quanto bisogna investire nel breve periodo e le reali possibilità di costruire uno stadio di proprietà. Oltre ai risultati deludenti sul campo, i numeri dell'ultimo bilancio hanno invitato gli investitori alla massima cautela: 21,9 milioni di passivo allo scorso 30 giugno, con previsioni ancora più nere per dicembre. L'info memorandum adesso è pronto, ma va conclusa la fase di approvazione: dopo Unicredit tocca alla famiglia Sensi che, non va dimenticato, otterrà dalla cessione della Roma il 5% di eccedenza se il prezzo di vendita sarà superiore ai 100 milioni di euro. Il dossier, fermo da qualche giorno a Villa Pacelli, deve essere firmato anche da Attilio Zimatore, colui che presiederà il cda della Newco. La nuova «scatola» societaria e la scissione della Roma e degli altri beni da Italpetroli si deve realizzare entro il 30 novembre. Nei prossimi giorni è in programma nello studio di Cesare Ruperto la nuova udienza dell'arbitrato che verrà probabilmente aggiornata. Paolo Fiorentino e Piergiorgio Peluso, i due dirigenti di Unicredit che seguono la questione-Roma, hanno contattato Rosella Sensi nei giorni scorsi per informarla sul rallentamento del processo. Il cambio ai vertici della banca, con l'avvento di Federico Ghizzoni al posto di Alessandro Profumo nel ruolo di amministratore delegato, ha avuto inevitabilmente i suoi effetti su un percorso che nelle intenzioni doveva chiudersi entro l'anno solare - il sindaco Alemanno aveva addirittura annunciato la svolta a inizio ottobre - e ora rischia di protrarsi ai primi mesi del 2011. Entro la prossima settimana l'info memorandum dovrebbe finalmente arrivare nelle mani degli acquirenti dopo che gli stessi avranno firmato gli obbligatori accordi di riservatezza. A quel punto si fa sul serio. Chi decide di andare avanti può presentare le offerte non vincolanti. Quanti saranno? Ogni previsione è un azzardo. I romani Francesco Angelini e Giampaolo Angelucci, per motivi diversi, restano defilati. Il primo si è tirato fuori da un bel pezzo, il «re delle cliniche» non ha convinto la Unicredit nei primi colloqui informali avuti sulla Roma. La banca strizza l'occhio agli investitori stranieri: ci sono gruppi americani e arabi, per esempio, che hanno chiesto informazioni e stanno continuando a lavorare sul progetto insieme ai rispettivi advisor e studi legali scelti sul territorio. Tra poco arriverà il momento di scoprire le carte.