Lazio, volo continuo
La Lazio ha fatto tredici. Primo posto solitario in classifica dopo sei giornate (l’ultima volta era l’anno dello scudetto del 2000), prova di maturità superata a pieni voti seppure con qualche sofferenza anche per colpa del caldo. Il volo dell’aquila «Olimpia» continua e soprattutto porta fortuna alla banda di Reja. Anche il Brescia s’inchina alla forza e al cuore di una squadra che non si dà obiettivi ma che comincia a prendere coscienza della propria forza e da due partite non subisce gol per merito di una difesa che si è ritrovata intorno a Dias, Biava e Radu. Decide Mauri sul finire del primo tempo dopo una prodezza di Hernanes. Il brasiliano tira fuori dal cilindro della sua prestazione meno brillante da quando è arrivato in Italia una giocata da fuoriclasse: salta due avversari come birilli e serve al miglior incursore del campionato un assist al bacio. Mauri è perfetto a chiudere in diagonale lasciando secco l’ex Sereni. Il primo tempo è tutto in questo gol fantastico, il resto non ha entusiasmato i trentamila dell’Olimpico. La Lazio ha tenuto il campo senza farsi prendere dalla frenesia, ha atteso con pazienza e poi ha colpito con Mauri mostrando un cinismo per certi versi inatteso. Nella ripresa qualche sofferenza di troppo ma un sostanziale controllo del risultato. Il vero pericolo lo ha corso al quarto d’ora quando Eder ha sfruttato il primo e unico errore di Dias e si è presentato davanti a Muslera. Il diagonale del brasiliano del Brescia che in estate doveva arrivare alla Lazio, è stato deviato in angolo dal portiere uruguaiano. Quando alla mezz’ora della ripresa Diamanti ha colpito con un calcetto Radu e l’arbitro Celi lo ha espulso, per il Brescia è calato il buio definitivo. A quel punto, una Lazio sorniona ma non brillante come altre volte, ha scelto di controllare la gara senza affondare nonostante la superiorità numerica. I cambi di Reja hanno certificato un atteggiamento conservativo con l’ingresso di Rocchi e Foggia per Zarate e Floccari oltre a quallo di Bresciano che dopo 13 minuti della ripresa aveva preso il posto del profeta brasiliano. Gli esteti del calcio, quelli che chiamano ripartenze il contropiede non saranno soddisfatti ma la Lazio ha tenuto palla, ha fatto ricorso a una melina che ha comunque esaltato i propri tifosi e annichilito gli avversari. Per quattro minuti, quelli di recupero, il direttore d’orchestra Ledesma ha suonato la sinfonia di Reja. «Girala, girala, tienila», ha urlato il tecnico dalla panchina perché stavolta il risultato era troppo importante e forse la sua truppa non ne aveva più. I giocatori del Brescia sono andati a caccia del pallone senza trovarlo più fino al triplice fischio di Celi che ha fatto scattare la festa biancoceleste. Squadra sotto la Nord che, dopo una partenza tiepida contro il Bologna, sta tornando ad essere il dodicesimo uomo in campo. Ora la Lazio gioca in casa grazie anche ad Olimpia, sempre più portafortuna della banda di Reja. La sosta del campionato arriva in un momento esaltante ma la stanchezza mentale di ieri può essere il segnale che un po’ di riposo sarà utile per ricaricare le pile. Il volo continua, appuntamento a Bari.