Zarate, l'incubo è finito
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Sette mesi di nulla, di dribbling finiti male, di tiri sconclusionati, di appoggi sbagliati. Una crisi lunghissima che ha messo in dubbio il suo futuro a Roma, nella Lazio, il club che lo aveva saputo rilanciare nel grande calcio dopo la parentesi araba. Mauro Zarate ha potuto contare in questo lungo periodo solo sui tifosi laziali che mai gli hanno voltato le spalle. Gli allenatori, invece, a cominciare da Rossi per finire a Ballardini e in piccola parte anche Reja (con l'attenuante di una posizione in classifica che richiedeva scelte dolorose per salvare la pelle) lo hanno messo in discussione fino a domenica scorsa. Alle 16.24 di domenica è rimasto calcisticamente, un gol difficile dopo si è rivisto il perfetto mix di istinto e talento che aveva fatto innamorare due anni fa gli appassionati biancocelesti. Un destro in diagonale che ha mandato in orbita la Lazio e restituito il sorriso a Maurito dopo una crisi profonda e il rischio bluff ormai dietro l'angolo. Per carità, è solo un primo segnale, già domenica contro il Brescia serve una controprova ma anche le parole pronunciate ieri in conferenza stampa confermano che il peggio è passato e Zarate è pronto a ricominciare. «Per dire che è la fine di un incubo dobbiamo ancora aspettare – ha spiegato Maurito - anche se sono contento del gol. Mancava da tanto tempo, è servito a me e alla squadra. Ho fatto un primo anno buono, male nel secondo, per il terzo dobbiamo aspettare quello che accadrà. Ma ora inizio a divertirmi, ho tanta voglia di far vedere che sono sempre Zarate». Il pianto liberatorio sulle spalle di Floccari fa capire le sue sofferenza per non essere riuscito a ripetere le prodezze della prima stagione: «Non penso di essere cambiato nel mio modo di giocare. Prima dicevano che non passavo la palla, ma lo dicono anche ora. Il primo anno ogni volta che puntavo l'uomo lo saltavo, poi certe cose non mi sono più riuscite, ho segnato poco, perdevo spesso il pallone e questo non mi ha aiutato. Adesso ho fatto una buona preparazione e sono fiducioso». Chiarisce anche i rapporti col resto del gruppo. Prova a spazzare via le voci di uno spogliatoio che mal sopporta i suoi atteggiamenti all'interno del gruppo: «Non penso che tecnico e compagni debbano aiutarmi, sono io che devo aiutare la squadra, tutti devono farlo. Non ho mai avuto rapporti difficili con nessuno e penso che qui ci sia un gruppo normale, nessuno cerca di fare il fenomeno». Spiega anche quanto vorrebbe rimanere alla Lazio ancora per molte stagioni: «Dopo l'anno che ho passato era difficile partire ed è anche difficile che la Lazio mi potesse vendere. Se vado via da qui è perché la società deciderà di vendermi per un'offerta importante. Il ruolo preferito? Dipende con quale giocatore gioco, posso fare la prima punta, la seconda, l'esterno». La Lazio è prima in classifica ma, a differenza di due anni fa quando parlò addirittura di scudetto, Zarate vola basso: «Non penso che questa squadra deve fissare dei traguardi, dobbiamo giocare partita dopo partita. Ora arriva il Brescia all'Olimpico, è importante giocare bene e vincere la partita». L'ultima battuta è sulla Nazionale visto che si era parlato anche di Italia. Maurito torna sicuro di se e precisa: «Voglio giocare con la nazionale argentina, quella del mio paese». Giusto così alla faccia di altri attaccanti che si sono «accontentati» della maglia azzurra.