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Totti deve imparare a riflettere

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Francesco Totti

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Un reciproco sorriso, un abbraccio, e su Trigoria torna a materializzarsi lo spirito della concordia, il tifoso applaude, l'osservatore neutrale si domanda quanto potrà durare quella che non è una pace, ma soltanto una tregua armata. Fermi restando l'affetto e la stima senza confini nei confronti della più illustre icona della storia romanista, la perplessità è d'obbligo nel valutare certi atteggiamenti, meritevoli di amorevole censura. La Roma ha fondato le fortune, di più o meno recente data, sull'armonia di un gruppo che ha fatto del mutuo soccorso la sua risorsa fondamentale. Chiaro che allarmi di minore incidenza provocherebbe il malcontento di un Adriano tuttora oggetto misterioso, invece Francesco Totti sa fin troppo bene come ogni sua presa di posizione avrebbe il conforto della grande maggioranza del popolo romanista. Dovrebbe riflettere, il capitano, su quanto una critica alle scelte tattiche dell'allenatore e alla sua facoltà di decidere una sostituzione possa essere deleteria per la compattezza dello spogliatoio e di quell'esigenza di remare all'unisono per uscire dal tunnel di una partenza infelice. Difficile valutare con indulgenza l'abbandono dello stadio proprio quando il miracolo di un'impresa ai danni della grande favorita stava prendendo corpo con la prodezza di Vucinic. Auguri a Totti, che ha compiuto trentaquattro anni, una data che anche a Ranieri suggerisce, doverosamente, un impiego non dissennato di risorse atletiche e mentali che l'anagrafe fatalmente limita. Non è il consenso popolare che il capitano deve privilegiare, quanto la presa di coscienza nei confronti del lavoro e dell'intelligenza del tecnico, attento logicamente agli interessi della squadra. Anche quando una decisione dispiace, è d'obbligo rispettarla, sapendo che non di un capriccio si tratta, ma di una scelta meditata, magari anche sofferta.  

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