Auguri amari
«Quest’anno le gioco tutte!». Probabilmente parte tutto da lì, dalla risposta ai cronisti di Totti al ritiro di Riscone dove la Roma preparava la stagione. Perché probabilmente il capitano giallorosso, trentaquattro anni oggi, simbolo di questa squadra e calcisticamente di questa città, aveva in mente per la sua Roma un inizio di stagione diverso. Così non è stato ed è assurdo che il giorno dopo il primo successo, proprio contro l'Inter capolista rivale delle ultime stagioni, vittoria che rimette in piedi la Roma, il problema giallorosso sia proprio Totti. Qualcuno forse dimentica che la Roma è una società in vendita e il suo «unico» bene al momento sono proprio i giocatori: Totti compreso. Un calciatore che a 34 anni è ovviamente in una fase calante della sua carriera e non fa solo pubblicità per sé (Vodafone docet), ma se litiga con il suo tecnico davanti a milioni di spetattori, non fa certo il bene di un club che sta cercando potenziali acquirenti sul mercato. Chi comprerebbe un club dove si respira un clima non sereno? Anzi, proprio perché lui è la bandiera di questa società (guadagni compresi) ha responsabilità ancora maggiori rispetto a un giocatore qualunque. Senza dimenticare che la sua proiezione esterna l'ha costruita grazie al talento, ma anche grazie alla Roma: non da solo. La sfuriata dopo la sostituzione con l'Inter, quell'infilare le scalette degli spogliatoi senza degnare di uno sguardo il tecnico, in segno di dispregio, non sono passati inosservati. Un colpo di testa non degno di un campione della sua stazza, un «vizietto» che il capitano purtroppo ha da tempo e con il quale non ha mai imparato a convivere. Peccato, perché a trentaquattro anni la sua stagione sportiva sembrava essere incanalata nel verso giusto (lo dice la sua media-voto), anche se nelle sei partite giocate, Ranieri lo ha cambiato ben tre volte. Il problema è anche tattico perché con Borriello il tecnico ora ha molte soluzioni in più. Ma la questione è che Totti deve imparare a rispettare le decisioni di un tecnico con il quale, nonostante i manifesti di romanità, ha avuto anche nel corso della passata stagione più di un attrito: attenuato poi dal fatto che la Roma ha concluso una stagione quasi perfetta. Il primo «caso» nacque in occasione dell'ultimo derby della capitale, quello in cui un Ranieri messo alle corde cambiò la coppia dei romani Totti e De Rossi per i più freschi e in palla Menez e Taddei. Non scoppiò un caso solo perché alla fine l'inerzia e il risultato della partita diedero ragione al tecnico testaccino che vinse il derby e scavalcò l'Inter. Il secondo episodio risale alla finale di coppa Italia quando Ranieri decise di tener fuori Totti dalla formazione titolare. Il suo ingresso nella ripresa culminò con il calcione a Balotelli e l'espulsione del giallorosso. La sera stessa ammise di aver esagerato chiedendo scusa all'ex interista. Ma servì a poco, la frittata era fatta. Già le dichiarazioni a Riscone avevano fatto sobbalzare più di qualcuno: perché era evidente che alla prima sostituzione Totti avrebbe fatto di nuovo casino. E così è accaduto quando a Monaco contro il Bayern Ranieri lo cambia (seconda volta in questa stagione) e lui non la prende di nuovo bene per niente. Esce dal campo composto, si siede in panchina, ma nelle dichiarazioni a caldo spara a zero sul tecnico definendolo «catenacciaro». Routine poi gli interventi del giorno dopo con gli incontri chiarificatori, la pax arrivata con le dichiarazioni sul web del numero dieci giallorosso, gli attestati di stima reciproci e il ritorno in campo da titolare nella partita successiva. E siamo all'episodio di sabato, ennesimo di un campione che a perdere, dal punto di vista personale, non ci sta e rischia di dimenticare il motivo principale per il quale è chiamato ad andare in campo: la Roma. Anche contro l'Inter il cambio di Ranieri è stato giusto, azzeccato, puntuale (anzi forse avrebbe anche potuto farlo anche prima: dopo la punizione a due calciata alta tanto per fare un esempio) e ha portato al massimo del risultato, la vittoria. Totti è un problema? Forse no, ma se lo è vuol dire che qualcosa non va all'interno della Roma perché Totti non può diventare il problema di Ranieri e un tecnico non può essere ostaggio di un giocatore: anche se questo giocatore è Totti con tutto quello che ne consegue a Roma. Per giunta al capitano, per dirla alla romana, gli ha detto pure male, perché ha sentito probabilmente in radio quando era già in auto il gol di Vucinic che regalato i tre punti alla Roma. Più o meno come successe in quel famoso derby vinto 2-1 lo scorso anno. Ma con Totti si è sbagliato e si continua a farlo: la società non lo multerà. Sbagliando, perché non è un buon segnale nei confronti degli altri giocatori e in un momento di «vacatio legis» come questo, servono regole: ma per tutti. Totti compreso. Ieri la mattina a Trigoria è trascorsa infatti in tentativi, più o meno riusciti, di «sistemare» la situazione Totti: perché lui a Roma non è considerato un giocatore come gli altri. È una bandiera, un punto di riferimento, un'icona. Prima c'è stato il faccia a faccia tecnico-giocatore nel quale il capitano ha chiesto i motivi della sostituzione (tattici secondo Ranieri) e ha ribadito di sentirsi in grado di giocare una partita intera. «Posso ancora dare tanto» il messaggio lanciato al tecnico. Poi i dirigenti hanno incontrato il giocatore (assieme ad Adriano altro caso della serata Inter). In serata il comunicato, ancora sul suo sito internet, che riporta la pace in casa giallorossa. «Non sono mai stato, non sono né mai sarò un problema per la Roma. Io vivo per la Roma. Spero di festeggiare ancora molti altri compleanni indossando questa maglia che amo così tanto. Festeggerò il mio compleanno col pensiero della vittoria ottenuta contro l'Inter. Sinceramente per l'occasione mi sarebbe tanto piaciuto siglare un gol personale, ma il miglior regalo ce lo ha fatto Vucinic. La sua rete ha portato un successo importantissimo che ci fa tornare finalmente a pensare positivo. Può essere la svolta!». Parole che alla fine cambiano poco i fatti, ma almeno ridaranno serenità a una Roma che finalmente torna a vedere il sereno. Il dubbio resta: quanto durerà? Almeno fino alla prossima sostituzione. Ma qualcosa a Trigoria è cambiato, ora c'è Ranieri, uno che in questo senso non guarda in faccia a nessuno: e fa bene.