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Quando si vola in alto, per le aquile è l'ora di osare.

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Nonsi sottrae al suo ruolo l'aquila laziale, sorprendente capolista in linea con l'Inter: il cui credito, al momento dei pronostici, era infinitamente più sostanzioso. Una posizione forse inattesa, però del tutto legittimata da questo inizio di stagione che ha registrato un solo passo falso, quel secondo tempo di Genoa dopo un avvio che aveva già formulato promesse interessanti. Dalla seconda giornata in poi, la Lazio non ha più sbagliato una mossa, non può essere considerato episodio negativo il pari dell'Olimpico con il Milan. Due vittorie esterne a seguire, senza ombre e senza recriminazioni da parte di Fiorentina e Chievo che le hanno sofferte. Ma di mosse non ne ha sbagliata una neanche Edy Reja, abile e coraggioso nella girandola di cambi anche dopo i risultati più prestigiosi. A Verona fuori senza problemi il pilastro Ledesma, via libera agli estri di Zarate, forse il giocatore di maggior talento istintivo: che ha prodotto molto, moltissimo ha fallito sotto porta, ma infine ha centrato la conclusione forse più difficile, quella che ha risolto la sfida veronese. Reja, nonostante la sua fedeltà e il suo amore per il simbolo che si libra nel cielo, vuole che adesso i suoi ragazzi volino basso, senza lasciarsi tradire da un'euforia che invece la tifoseria può giustamente coltivare. La Lazio sta giocando veramente bene, può giovarsi di interpreti di alto livello qualitativo: facile il riferimento a Hernanes, l'ultimo arrivato, ma il connazionale André Dias si sta confermando difensore di prima schiera. Altro merito del tecnico, il coraggio di dare visibilità ai giovani, Cavanda e Kozak hanno già risposto alla grande. segue a pagina 25

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