Ora i laziali possono sognare

Unavolta che molte delle squadre tradizionalmente protagoniste accusano stenti notevoli, alle spalle del duo di testa c'è ancora qualche intruso, però tornano a due soli punti dai primi nomi illustri, il Milan e poi anche il Napoli, triionfatore a Cesena, dove i romagnoli hanno forse esaurito la loro fiammata. Ma, come la Lazio, tutte le formazioni ambiziose hanno il dovere di rivolgere un grazie sentito alla Roma: che, con la vittoria sull'Inter, ha appiattito la vetta della classifica, incoraggiando anche chi poteva rassegnarsi a ritenere già chiuso il discorso dello scudetto dopo l'imperiosa fase di avvio dei campioni in carica. Domani sera Claudio Ranieri e i suoi saranno già chiamati a testimoniare la loro volontà di rinascita in Europa, difficile che i romeni del Cluj possano ripetere lo scherzetto di due stagioni fa. L'impresa di sabato sera ha forse indotto alla meditazione i soloni che fanno del bar di quartiere una cattedra di Coverciano: e che avevano frettolosamente cancellato perfino la straordinaria stagione regalata dal tecnico di Testaccio. Ora in soccorso di Ranieri dovranno mobilitarsi tutti: non soltanto la società così renitente sul rinnovo del contratto, ma anche i giocatori, attenti a ricordare quanto di prezioso avesse offerto la forza del gruppo, prima com Spalletti, poi con il suo successore. Auspicabile che in questo spirito entri anche il più bravo, il più illustre, il più celebrato dei giallorossi, il capitano, l'idolo della tifoseria, ruolo che la sua storia legiittima. Non mi aveva convinto la sortita sull'atteggiamento tattico in Baviera, mi ha molto deluso, da antico cronista del calcio capitolino, il gesto di sabato sera, del quale uno scarno comunicato del giocatore non ha attenuato la gravità. Si vince, e si perde, tutti insieme, quell'abbandono dello stadio in festa lo ha inquadrato come il Marchese del Grillo quando proclamava: «Io so' io, e voi nun sete un c....». Decisamente poco gradevole.