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Ora basta

Il difensore francese della Roma, Philippe Mexes trattenuto dal campagno di squadra Simone Perrotta durante

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{{IMG_SX}}Inadeguati, imbarazzanti, incapaci. Chiamateli come volete, ma gli arbitri italiani continuano a mietere vittime. Stavolta è toccato alla Roma umiliata dal mediocre Russo e gli assistenti Ayroldi e Romagnoli: lontani i tempi dei complotti, semplice incapacità. La Roma è quella che ne esce peggio, ma su tutti i campi nei primi 4 turni s'è vista roba pazzesca. Fermateli!  Oltre ai tre rigori negati alla Roma (imbarazzante il fallo di mano di Hetemaj non visto da Russo), l'episodio che ha fatto esplodere al serata e mandato al tappeto definitivamente la Roma è stato il penalty concesso al Brescia con conseguente espulsione di Mexes. Il francese poi ha sbagliato perché è andato letteralmente fuori di testa, ma la terna arbitrale ha contribuito con una conduzione di gara a dir poco provocatoria. E come se non bastasse ieri è arrivato l'ulteriore danno per la Roma che dovrà fare a meno di Mexes per tre turni: quelli di squalifica inflitti dal Giudice Sportivo (oltre a 10.000 euro di multa) per «comportamento scorretto nei confronti di un avversario e per avere, all'atto dell'espulsione, assunto un atteggiamento aggressivo ed intimidatorio nei confronti di un Assistente: oltre ad aver rivolto un epiteto insultante al Quarto Ufficiale».   Il bollettino è chiaro, un po' meno il futuro di Russo che verrà «probabilmente» (il condizionale è opera di Nicchi) fermato: chissà per quanto prima di poter tornare a far danni (ero lo stesso che Berlusconi due domeniche prima aveva «accusato» essere di sinistra dopo l'arbitraggio a Cesena col Milan). La Roma è furiosa e sta studiando con lo staff dei suoi legali i ricorsi: tanti e in tutte le direzioni, facendo leva anche sulle dichiarazioni di Nicchi («capiamo le lamentele della Roma») e la conseguente sospensione di Russo e Ayroldi. Già, perché aspettando la «mazzata» in arrivo dal procuratore federale Palazzi, i giallorossi hanno già rimediato dal Giudice Sportivo Tosel l'inibizione del ds Pradè (fino al 30 settembre), e le sanzioni per il dirigente Montali (3.000 euro perché sarebbe entrato, ma lui nega, nello spogliatoio dell'arbitro) e Perrotta: anche lui multato (5.000 euro) per aver «colpito con un pugno la porta dello spogliatoio arbitrale». L'avvocato Antonio Conte sta lavorando sul ricorso che non richiederà l'«errore tecnico» per il rigore fischiato a Mexes come si era pensato in un primo momento. Tra martedì e mercoledì la mannaia dei deferimenti di Palazzi dovrebbe abbattersi, oltre che su Pradè, anche su Ranieri e sul presidente giallorosso Rosella Sensi che mercoledì notte ci è andata pesantissima: «Arbitrano anche i ciechi» la dichiarazione del numero uno giallorosso talmente fuori di sé da disertare anche l'impegno in Lega in programma ieri (è andato Enrico Bendoni al suo posto). Per lei si parla di qualche mese di squalifica (forse tre). Di questo e di molto altro si parlerà nell'incontro tra i presidenti delle squadre di serie A e l'Aia in programma il prossimo 14 ottobre: e ci sarà da ridere. Intanto nel «palazzo» la parola d'ordine è «abbassare i toni», cercare di ridurre quanto accaduto a errori umani e quindi plausibili. Sarà dura farla passare così, perché tutti sono scontenti di questi arbitri, non solo i giallorossi.   Intanto il designatore Braschi tace, mentre lo scenario di Roberto Rosetti promosso dalla B alla A non appare più puro fantacalcio. Poi, come se non bastasse il fronte istituzionale, la Roma sarebbe pronta a formulare protesta ufficiale alla direzione Sky, per quanto accaduto nelle interviste a caldo. Al club giallorosso non è piaciuto il modo «incalzante e provocatorio» nel quale sono stati intervistati Ranieri e Pradè a caldo: diciamo che si sarebbero aspettati un po' di tatto in più visto quanto accaduto poco prima sul campo. Come di cattivo gusto è stato giudicato il filmato nel quale si sono associati Lippi e Ranieri: nemmeno fosse già imminente un cambio di panchina. E da lì lo sfogo su quanti «lavorano nell'ombra» di Ranieri che ha fatto, lui stesso, il nome di Lippi: «Come già accaduto a Torino». C'è la sensazione che in questo momento di transizione, con il club in vendita e senza ancora un nuovo proprietario alla porta, si tratti la Roma con un po' di rispetto in meno: e questo alla dirigenza del club non va bene affatto. Non è un caso infatti che si discuta proprio in queste ore il rinnovo di Ranieri già pronto ma fermo in un cassetto da mesi. C'è già un ok di massima, ma si aspetta una spinta definitiva di Unicredit per il rinnovo: sarebbe la mossa giusta per spazzar via ogni dubbio e dare un po' di stabilità a questa Roma disastrata.

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