«Il pubblico ci trascinò al secondo posto. La storia si può ripetere»
Unargento mondiale che nessuno osava sperare, conquistato davanti a 15 mila persone che infiammavano il PalaEur. Quello del 1978 fu il mondiale dei ragazzi di Carmelo Pittera, di una squadra entrata nella leggenda come il «Gabbiano d'argento». Trentadue anni dopo, il mondiale torna in Italia e il Professore, come Pittera è chiamato nell'ambiente, fa l'in bocca al lupo agli azzurri. «Ho seguito, da tifoso, il rinnovarsi della Nazionale. Mi sembra una buonissime squadra e credo che possa arrivare in finale. Dispone di ottimi elementi, che dovranno trascinare il gruppo. Vermiglio dovrà assumersi le responsabilità da capitano e Fei dovrà essere protagonista. Ma durante il torneo tutti, a turno, devono dare tutto». Poi, coach Pittera torna con la memoria al «suo» mondiale: «Nella precedente edizione l'Italia si era classificata diciassettesima, perdendo anche con l'Egitto. Visto che avevo vinto lo scudetto con la Paoletti Catania, fui chiamato a guidare la Nazionale. Non avevamo molto tempo e sapevo che sarebbe stata durissima, furono tre mesi di fatica. I ragazzi si allenavano per sei, otto ore al giorno». Determinante fu il contesto: «Giocare un mondiale in casa fu una grande motivazione - spiega Pittera - sapevamo di poter far bene. Puntavamo al quinto, sesto posto, ma speravamo nel quarto. Quando arrivò il momento pensammo ad una partita alla volta. Superammo grandi difficoltà contro Brasile e Cina e in semifinale ci toccò Cuba». In quegli anni i caraibici erano il top a livello mondiale, ma l'Italia riuscì a compiere l'impresa: «Per vincere quella partita 2+2 doveva fare 5. E fece 5 perché partimmo fortissimo col muro. I cubani andarono in confusione totale; il loro miglior schiacciatore uscì e al resto pensò lo straordinario pubblico di Roma. Giocare in una bolgia di 15 mila persone per loro fu impossibile». Pittera evita di individuare il protagonista di quel mondiale: «Non ci fu nessuna primadonna; da Dall'Olio in regia a Di Coste e Negri in attacco, da Lanfranco a muro, a Nassi in difesa: tutti bravissimi».