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Lazio, avanti così

Reja sulla panchina della Lazio

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A guardarla con ironia si potrebbe dire che quanto successo sabato a Firenze è in linea con quello che accade in tanti settori in Italia. In un Paese che invecchia, insomma, è normale che tra Mihajlovic e Reja, l'allenatore più giovane e quello più anziano della serie A, a spuntarla sia il secondo. Ma sarebbe una lettura superficiale, perché ignorerebbe tanti aspetti di quello che Edy Reja sta facendo sulla panchina della Lazio. Con atti concreti, dando spazio a giovani come Cavanda e Kozak e venendone ampiamente gratificato, ma anche con comportamenti più sottili. Perché «si possono avere 65 anni senza essere arteriosclerotici», come ha detto il tecnico alla vigilia della gara con i viola, e quindi avere ancora voglia di rinnovarsi e di mettersi in gioco. Magari abbandonando quel 3-5-2 che era stato la sintesi di una carriera per andare incontro alle caratteristiche della propria rosa. Magari cercando di influire nelle decisioni della società per il bene della squadra, come ha fatto nel caso del rinnovo di Ledesma e come farebbe un Mourinho o qualsiasi altro modernissimo manager da calcio inglese. I risultati poi, visto il rendimento di Ledesma in campo, parlano da soli.   Reja incassa i complimenti ma sa che il difficile deve ancora venire, perché «la Lazio parte avvantaggiata in quanto ha mantenuto pressappoco l'intelaiatura dell'anno scorso, mentre altri si sono profondamente rinnovati». E anche perché la consapevolezza che il tecnico vuole dai suoi giocatori presto potrebbe affiorare anche negli avversari: quella di giocare contro una squadra importante da affrontare con il coltello tra i denti. E allora ogni partita diventa un esame da superare, a partire da quella che attende Rocchi e compagni mercoledì, contro il Milan re del mercato. Reja ha promesso l'ennesima rivoluzione: «Loro giocano con tre centrocampisti e tre punte - ha detto - è ovvio che dovremo preparare accorgimenti tattici diversi. A me il compito di trovare il modo per metterli in difficoltà». Per farlo, il tecnico potrà contare su un Floccari finalmente recuperato ma soprattutto su una rosa mai così ricca in cui «tutti hanno il diritto di arrabbiarsi a caldo quando vengono esclusi, ma poi devono sempre farsi trovare pronti durante la settimana». Carezze per chi gioca, quindi, ma anche per chi resta fuori, come dimostrano le parole spese per Foggia, che «è finito in tribuna ma si era allenato molto bene».   C'è spazio per tutti, «perché le mie scelte sono solo tecniche, non dettate da simpatie o antipatie», e i 19 giocatori schierati in tre partite stanno lì a dimostrarlo. Chissà che la gara contro i rossoneri, poi, non possa essere anche l'occasione per rilanciare quello Zarate che è sempre a un passo dal diventare un caso. A Firenze l'argentino è rimasto a lungo a scaldarsi senza entrare, ma avrebbe le caratteristiche ideali per far soffrire la statica difesa rossonera. Chissà che zio Edy non ci abbia già pensato. In fondo, ha spesso ribadito, ha trent'anni di esperienza nel calcio. Quanti bastano per provare, col bastone e la carota, a resuscitare Maurito.

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