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All'appello mancano solo i tifosi

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Lotito annuncia la presenza dell'aquila all'Olimpico già mercoledì sera contro il Milan. La squadra c'è, il presidente sta tendendo la mano: ora all'appello mancano i tifosi che sono stati piuttosto tiepidi nelle prime giornate di campionato. La vittoria di Firenze ha confermato i progressi della banda di Reja capace di violare dopo cinque anni il Franchi. Un'impresa meritata, frutto delle intuizioni del tecnico e anche dell'ottima prova collettiva della Lazio. Tra 48 ore si torna in campo contro il Milan, ore 20.45 per una notte da brividi. Ci sarà Hernanes, il profeta brasiliano capace di illuminare la manovra, ci sarà Ledesma indomibile guerriero, ci sarà Mauri prezioso incursore in territorio nemico, ci sarà Floccari finalmente recuperato alla causa e ci sarà anche Zarate talento ribelle alla ricerca di se stesso. E ci sarà anche l'aquila, un rapace vero che volteggerà sull'Olimpico per dare la spinta all'assalto laziale contro il super Milan di Ibrahimovic e Ronaldinho. Un'iniziativa straordinaria della società con l'obiettivo di richiamare i tifosi allo stadio. Il rapporto ormai lacerato tra Lotito e una larga fetta dei biancocelesti è un dato consolidato, lo testimonia l'emorragia degli abbonamenti calati del 50%. Per carità, ha influito anche la tessera del tifoso e lo scioglimento annunciato del gruppo storico della Nord, gli Irriducibili che in un modo o nell'altro avevano colorato la curva per oltre ventitré anni, ma è innegabile che si è creata una frattura tra la tifoseria e la società. L'idea di portare allo stadio l'aquila, il sondaggio dei tifosi per scegliere il nome del rapace che accompagnerà le uscite all'Olimpico dei biancocelesti sono segnali che vanno colti al volo. Un invito di Lotito a dimenticarsi il passato, gli errori che pure ci sono stati da tutte le parti, per tornare a sostenere la squadra, la Lazio. Il bene comune prima di tutto, la banda di Reja da aiutare per far tornare il fortino laziale inespugnabile com accadeva qualche stagione fa quando lo stadio era davvero amico. I tifosi devono comprendere gli sforzi del club che ha speso molti soldi sul mercato (solo il campo decreterà la giustezza degli investimenti) e anche i tentativi di riavvicinamento di Lotito che in tutte le ultime uscite pubbliche non dimentica mai di parlare della gente laziale per ripartire insieme. Ora, al di là di come la si possa pensare, non essere mercoledì allo stadio quando, come detto, ci sarà anche il simbolo di una società che compirà tra qualche mese 111 anni di storia, vorrebbe dire non capire i tentatativi del presidente di dare vita a una nuova pacificazione generale. Oggi chiuderà la campagna abbonamenti, si spera di oltrepassare le tredicimila unità o anche di rendere meno amari i numeri del calo delle tessere, ma soprattutto c'è da correre alle ricevitorie autorizzate per partecipare a quello che si annuncia un «Lazio pride», la notte dell'orgoglio laziale a prescindere dal risultato finale. C'è bisogno di ritrovare la curva Nord, dilaniata da lotte interne ma sempre cuore pulsante dello stadio, c'è bisogno dei veri laziali per continuare a sognare una stagione da protagonisti o almeno normale. Con la società che pensa ai tifosi, i tifosi che spingono la squadra, la squadra che non molla mai proprio come recita l'inno.  

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