Lazio, Rocchi Show
Tre gol, qualche buona giocata e soprattutto una vittoria d'oro. La Lazio batte il Bologna a fatica, muove la classifica ma deve ancora lavorare tanto per poter puntare all'Europa. La partita, condizionata dal caldo africano di ieri, è tutta qui anche perché gli ospiti si sono presentati con un solo obiettivo: difendersi. Si è rivisto un catenaccio vecchio stile con Malesani, profeta del bel calcio che però stavolta ha scelto una tattica troppo difensivista. E alla fine ha pagato dazio, torna a casa con tre gol sul groppone e la sensazione che dovrà faticare molto per salvare la baracca. Reja, invece, può trarre molte indicazioni positive ma anche la certezza di avere qualche problema dentro casa. La rabbia di Matuzalem che lascia la panchina non è un buon segnale così come la situazione di Zarate. Un po' per colpa del giocatore, un po' a causa della sciagurata gestione Ballardini ma anche ieri pomeriggio abbiamo assistito a quarantacinque minuti di dribbling non riusciti e di maldestri tentativi di accendere una squadra peraltro molto poco disposta ad assecondarne l'estro. La sostituzione nell'intervallo avvalora l'ipotesi di chi considera ormai un corpo estraneo il giovane talento argentino che due anni fa era tornato a far sognare le legioni laziali. Libor Kozak, lungagnone ceko di 21 anni, ha giocato molto meglio del decantato collega entrando in modo decisivo in una gara che stava spegnendosi. Maurito ha lasciato l'Olimpico scuro in volto, dispiaciuto per la seconda sostituzione consecutiva (questa giusta, quella di Genova no) e la convinzione che con il rientro di Floccari dovrà faticare molto per ritrovare spazio. Per Reja un compito difficile ma buttare al mare un capitale e un potenziale fenomeno potrebbe essere di sicuro più soddisfacente nell'immediato, meno in chiave futura. Tant'è, dal pomeriggio romano ci sono però anche molte note liete. Intanto l'asse Brocchi, Rocchi, Mauri (gli esclusi di Marassi) che ha costruito il gol sblocca-partita, senza dimenticare il grande raddoppio del capitano, con un pallonetto modello Pechino. E poi il modulo, il 4-3-1-2 ha retto bene, di certo ha lasciato qualche occasione soprattuto nel finale ma i difensori sono riusciti ad interpretare con dignità questo schema. Bene soprattutto Dias, benino Biava, in crescita Radu anche se qualche volta ha fatto tremare i venticinquemila dell'Olimpico con disimpegni un po' azzardati. A centrocampo è da rivedere la posizione di Hernanes ma il recupero di Mauri (o Bresciano) tra i titolari per sacrificare un difensore sembra un scelta molto logica. Sul brasiliano vanno fatte delle valutazioni più approfondite. Si è sbloccato su rigore, ha acceso qualche volta la luce ma deve di sicuro entrare di più nel vivo del gioco. Lo potrebbe fare arretrando di qualche metro giocando a fianco di Ledesma ma la sua lentezza oltre che congenita è figlia anche della poca conoscenza dei compagni di squadra. Resta un progetto di campione, con ottimi numeri e un doppio passo che ha già esaltato i tifosi presenti all'Olimpico. A proposito, curva Nord semivuota (che tristezza), distinti stracolmi di entusiasmo e presenze quasi in linea con le precedenti stagioni (ventitremila tra abbonati e paganti). La temuta emoraggia è ridimensionata anche se la bella vittoria di ieri può contribuire a convincere gli scettici che questa Lazio è diversa dal passato. Perlomeno nella voglia di raggiungere l'obiettivo finale, la vittoria contro il Bologna per restituire subito dignità alla classifica alla vigilia del doppio impegno con Fiorentina e Milan. Altre note: applausi per il gol di Mudingayi, un sinistro al volo mai visto nel soggiorno romano e per il lazialissimo Portanova. Alla fine tutto bene e avanti così ma il gioco deve migliorare.