Il disastro arbitrale è bipartisan
Tutto come prima. Più di prima, forse anche peggio. Nuova o vecchia gestione cambia poco: gli arbitri restano nel mirino. Due giornate sono bastate e avanzate per tornare ad ascoltare cori di proteste, invocazioni di giustizia e presagi di cattivi pensieri. Sempre la stessa musica. Nonostante il cambio della guardia estivo, il solito spartito. Cambiano i fattori, da Collina alla coppia Nicchi-Braschi, non i risultati. Piangono e si lamentano in molti, dall'alto al basso della classifica. Il Milan, infuriato per l'operato di Russo e dei suoi assistenti a Cesena, non ha fatto mistero del suo malcontento. Ha iniziato a caldo Galliani, urlando a Braschi «Complimenti, siamo solo alla seconda giornata e già succedono queste cose», ha proseguito Berlusconi, «Ci hanno negato tre gol regolari: spesso il Milan ha incontrato arbitri di sinistra», e ha chiuso a freddo il sito della società con tanto di regola presa dal sito della Fifa («se un assistente arbitrale non è totalmente sicuro circa una situazione offensiva di fuorigioco, la bandierina non dovrebbe essere alzata»). Lo spettro, agitato tra il serio e il faceto da Berlusconi, dei «fischietti rossi» cozza con i fatti. Gli arbitri, nello sbagliare, sanno applicare perfettamente la par condicio. Lo dimostrano i torti, un non gol concesso a Cavani alla prima giornata e la rete annullata per un fuorigioco inesistente di Kroldrup a Lecce, incassati dalla Fiorentina dei Della Valle, famiglia politicamente non proprio in sintonia col premier. Anche Zamparini si è lamentato per l'abbaglio preso da Tagliavento (Munoz tocca il pallone, non Caracciolo) sul rigore concesso al Brescia. La Samp, per bocca del dg Gasparin, ha preso con un «gli errori si compenseranno» di circostanza i fuorigioco macroscopici di Pepe e Quagliarella. Moratti ha dato un colpo al cerchio e uno alla botte: «Quando le cose vanno molto male, mi sembra che tutti reagiscano nella stessa maniera. Umanamente è comprensibile. Gradirei che non ci venisse fatta la morale quando siamo noi a lamentarci. Non credo che Galliani sia da deferire e penso anche che Berlusconi abbia fatto solo una battuta di spirito. Gli errori ci sono sempre, anche io sabato mi sono lamentato per il primo rigore non concesso ad Eto'o». Gigi Agnolin, a proposito della nuova organizzazione decisa dall'Aia, non ha usato mezzi termini: «Non discuto sui nomi e sulle capacità, ma è una cavolata». È cambiato qualcosa?