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Anche i ricchi piangono

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Il calciatore Massimo Oddo

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I calciatori scioperano. Sono stanchi di aspettare il rinnovo del contratto collettivo, scaduto il 30 giugno, e spaventati dalla prospettiva di rimanere senza un'adeguata tutela giuridica. Posizione difficile da spiegare ai milioni di italiani investiti dalla crisi economica, ma tant'è: niente calcio nel weekend del 25 e 26 settembre, quando sono in programma le partite della 5ª giornata, tra cui Roma-Inter. L'annuncio è arrivato attraverso un comunicato letto dal difensore del Milan Massimo Oddo. «L'associazione italiana calciatori protesta contro la richiesta d'introduzione di un nuovo regime contrattuale, che comporterebbe la carenza assoluta di ogni forma di tutela dei calciatori. Siamo stanchi di essere trattati come oggetti e non come persone». In altre parole, una situazione catastrofica. Annunciata da un giocatore che ha appena accettato una «consistente» riduzione d'ingaggio: nelle prossime due stagioni Oddo guadagnerà «soltanto» 1,3 milioni di euro l'anno. Netti, ovviamente. «Ma siamo stufi di essere discriminati perché guadagniamo tanto.   È una forma di razzismo, meritiamo anche noi di essere tutelati». Presa di posizione legittima, ma difficilmente comprensibile in tempi di crisi economica. Chi riesce a spiegare le ragioni dei «poveri» calciatori a chi rischia, o ha già perso, il posto di lavoro? Oddo ci ha provato: «Ci vogliono negare la tutela sanitaria, i diritti di lavoro, le attività parallele». Considerati i precedenti storici, le proteste spesso annunciate e quasi mai messe in pratica (se non con inutili ritardi di 15 o 30 minuti sull'orario di inizio delle partite), sembra difficile che lo sciopero vada in porto. È successo soltanto una volta nella storia del campionato: il 16-17 marzo del 1996 i calciatori si rifiutarono di scendere in campo per protestare contro la mancata soluzione di una serie di questioni, tra cui il rinnovo del contratto collettivo. «Non vogliamo fare una guerra preventiva – ha spiegato il consigliere dell'Aic Damiano Tommasi – ma far capire quanto contiamo. Vorremmo essere coinvolti in questioni che ci riguardano da vicino». «L'incontro con i calciatori è già fissato – ha precisato il presidente della Lega Maurizio Beretta – si terrà lunedì a Roma. Presentarsi annunciando uno sciopero è un grave atto di arroganza». Sulla stessa linea il presidente del Coni Gianni Petrucci: «Lo sciopero è un atto pesante che rovina l'immagine del calcio italiano». Duro anche il presidente della Lazio Claudio Lotito: «Ci sono persone che guadagnavano 1.000 euro e hanno perso il posto. Come è possibile capire la protesta dei calciatori?».

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