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Lo spettacolo non si ferma

Un'immagine dell'incidente motociclistico del giapponese Shoya Tomizawa, caduto durante la gara della Moto2 del gp di San Marino

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Una scivolata banale, poi quel terribile impatto, pezzi di carbonio che volano ovunque. Shoya Tomizawa resta immobile in terra e si ha subito la percezione della gravità dell'incidente avvenuto all'undicesimo giro della gara di Moto2 (la ex classe 250) sul tracciato Santa Monica di Misano Adriatico. La regia Mediaset sposta l'attenzione sulla telecamera montata nei box del giapponese e la disperazione degli uomini del team è chiara da subito: la tragedia si disegna sui volti dei suoi amici che aspettano notizie dai medici. Tomizawa, investito da De Angelis e Redding che lo seguivano a ruota e non lo hanno potuto evitare, è portato d'urgenza con l'eliambulanza al vicino ospedale di Riccione: morirà poco dopo (alle 14.19 mentre è in corso la gara della MotoGp). Avrebbe compiuto vent'anni il prossimo 10 dicembre. E scatta immediata la polemica, perché nessuno ha avuto la forza di decidere «bandiera rossa» e interrompere la gara: almeno quella della Moto2. Niente! Non solo, la MotoGp ha preso regolarmente il via (ma c'è da dire che a quel punto Tomizawa era grave ma ancora in vita) e c'è anche qualcuno che sul podio ha provato a festeggiare: immediatamente fischiato dal pubblico di Misano. Così, a fine giornata non resta che l'amarezza di un evento funesto e la solidarietà di chi con il motociclismo e quindi con il rischio, è costretto e per certi versi abituato a convivere. Il mondo delle due ruote ricorda il giovane giapponese, ma ha un pensiero comune: interrompere la gara sarebbe stato inutile e non avrebbe contribuito a salvarlo. Se la prende con il fato uno che di moto se ne intende davvero: il pluricampione Giacomo Agostini. «Purtroppo è il nostro mestiere, non vorremmo che succedesse mai e a i miei tempi succedeva una domenica si e una no. Facciamo questo mestiere, dove si va a 300 l'ora, non facciamo i farmacisti». Sulla possibilità di bloccare la gara diverse le posizioni degli addetti ai lavori. Secondo Valentino Rossi «quando l'ambulanza va troppo piano non è un bel segno, io credo fosse giusto esporre la bandiera rossa: è per regolamento e andava data». Secondo Carlo Pernat uno dei talent scout di questo sport e attualmente manager di Capirossi è «un discorso di non facile soluzione. Sarebbe stato giusto, ma non avrebbero potuto salvare il ragazzo e questo va detto. Poi in Moto2 è stato fatto l'errore di far partire 41 piloti, che sono quindi molto vicini: sono troppi». Alex De Angelis, coinvolto insieme a Redding nell'incidente, è distrutto. «Ho visto cadere Shoya davanti a me - racconta - è stato l'incidente più brutto della mia carriera. Ho cercato in tutti i modi di evitarlo e di prendere la sua moto. Io sono illeso, è incredibile». Per il medico della Clinica Mobile dottor Claudio Macchiagodena «non è la bandiera rossa che ha peggiorato la situazione». Tutto vero, ma adesso sono solo parole. Intanto il motociclismo ha perso un altro dei suoi eroi: senza gloria.

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