Cerca
Cerca
Edicola digitale
+

L'isola del tesoro

Esplora:
default_image

  • a
  • a
  • a

CesarePrandelli scrive così la trama da film del suo ritorno all'Artemio Franchi. Non più allenatore di un sogno mediceo ma ct del rinascimento azzurro. «Sarà una serata da emozioni forti», dice alla vigilia di Italia-Far Oer. Partita da superare di slancio con un tridente guidato da Gilardino e cinque cambi rispetto all'Estonia. Firenze è pronta a riabbracciare l'uomo simbolo dei suoi cinque anni di grandezza «in fieri», scacciando i timori di contestazioni all'«odiata» Nazionale. Lui è impegnato a strizzare i sentimenti nella nuova giacca azzurra, perchè non prevalgano sulla concentrazione necessaria perfino di fronte agli allegri turisti delle Far Oer, oggi dediti a piscina e giornata libera fiorentina. «Il rischio di un calo di tensione c'è, ma è un errore che non possiamo permetterci - avverte il ct - Se succedesse, mi arrabbierei, non si vince mai sulla carta. Per questo non mi interessano le previsioni di vittoria per 3-0: guardo al gioco, voglio quello». Prandelli si affida anche al «nume» Roberto Baggio, altro paladino della qualità, stasera purtroppo solo in tribuna. Per continuare sulla strada della qualità appena tracciata a Tallinn a colpi di Cassano e poco altro, sceglie invece di inaugurare l'era delle tre punte vere con Gilardino al centro dell'attacco e Fantantonio al centro del gioco. Gli esperimenti sono soprattutto sulle corsie esterne della difesa con l'altro pupillo viola De Silvestri più Antonelli. Comprese l'alternanza tra i pali - al posto di Sirigu c'è Viviano, viola nel cuore e ultrà in curva per la Fiorentina dell'attuale ct - e la chance a Giuseppe Rossi, fanno cinque cambi. L'alternanza più scontata era quella di Gilardino con un ex fiorentino, Pazzini. «Alberto ha sempre una gran voglia di gol, e sono sicuro che la sua determinazione crescerà ulteriormente», la scommessa di Prandelli, ben consapevole che il suo centravanti-cardine negli ultimi cinque anni è lontano dalla realizzazione da troppo tempo: sei mesi con la Fiorentina, addirittura undici in azzurro. «La presenza contemporanea di De Silvestri, Montolivo e Gilardino non è un omaggio a Firenze - prova a dire Prandelli - anche se questa oramai è la mia città. Avevo scelto di provare a vincere con questo progetto, sono stati cinque anni intensi, nel calcio e nel rapporto con la gente. È stata un'unione difficile da ritrovare. Poi è arrivata la chiamata della Nazionale, e non ho potuto dire di no». Ma il suo piccolo tributo a quell'avventura, il ct lo paga confermando di voler lavorare su giovani come De Silvestri. «Ha tante qualità, e tanto da migliorare: ora vogliamo lavorare su giocatori come lui». Perché, nessuno lo dimentichi, il progetto Prandelli è a lungo termine. «Cominciamo l'era del tridente». All'insegna del «coraggio, dell'entusiasmo, della generosità».

Dai blog