Il pericolo fa parte del mestiere
Unatristezza infinita pervade i cuori degli appassionati delle due ruote da corse. Ma è inutile star lì a piangersi addosso, perché chi per mestiere gareggia su una moto a trecento all'ora sa benissimo quanti e quali rischi corre. La bagarre innescata dalla tragedia di Misano sulle bandiere rosse non cambia il risultato finale e non restituirà Shoya ad amici e familiari. Serve continuare a lavorare sulla sicurezza di uno sport che è esattamente all'antitesi della sicurezza stessa. C'è da dire che un pilota professionista iscritto al Motomondiale non moriva in gara dallo schianto di Kato nel 2003 a Suzuka: incidente che ha di fatto cancellato il circuito giapponese dal calendario iridato. Si è lavorato molto sui materiali e soprattutto sulle strutture che servono ad assorbire gli impatti, ma incidenti come quello di ieri a Misano sono impossibili da evitare. L'uomo che attualmente si occupa della sicurezza nel circus del motomondiale è uno che lo sa bene. Proprio lui, Franco Uncini, nel 1983 fu sfortunato protagonista di un incidente molto simile. Terribile lo scontro con la Honda di Gardner che gli tolse letteralmente il casco dalla testa lasciandolo moribondo a terra. Uncini, dopo cinque giorni di coma, si riaccese ed è qui a raccontarla: un miracolo, quello che non è bastato ieri al giovane Tomizawa. Uncini sta lavorando nella direzione giusta sulla sicurezza, ma forse bisognerebbe fare altrettanto su calendari, impegni e magari allentare un po' la pressione imposta da sponsor e tv: perché in questo sport lo stress non fa male... uccide! E il destino fa sempre la sua parte: era un 5 settembre (1993) quando sulla stessa pista Wayne Rainey, il campione americano della classe 500, restò paralizzato. Un giorno maledetto!