È solo l'inizio
Tre giorni di serenità a Coverciano, per preparare la seconda partita di qualificazione a Euro 2012: questo è l'unico premio che Prandelli si concede dopo la vittoria di Tallinn. «L'ho detto ai miei collaboratori: ora staremo tranquilli». Pensiero implicito: sai che inferno se Cassano non avesse ribaltato la partita con l'Estonia. Il ct della ricostruzione sa che la sua nazionale «è solo alle fondamenta», e sa anche che può dare «molto, ma molto di più». E ce l'ha perfino in testa: un tridente puro, con tre attaccanti veri. I tempi però non sono maturi, e per la nazionale ideale Prandelli rimanda a quando il cantiere Italia sarà a stadi di avanzamento maggiori. Ora c'è da risolvere il problema portiere, in attesa di Buffon, la fase difensiva, l'equilibrio di centrocampo, la cronica carenza di un'ala destra. Pepe non è bocciato, Montolivo e De Rossi sono rimandati, Sirigu e Viviano restano in ballottaggio, la difesa è sotto rapida revisione. A guardar bene neanche il pupillo Cassano è promosso a pieni voti. Per tornare a volare alto c'è da aspettare. «Serve pazienza - ricorda Prandelli - È come quando devi costruire un grattacielo, scavi le fondamenta e trovi già delle difficoltà. Vi assicuro, il calcio italiano ha più qualità di quel che pensiamo. Ma siamo alle fondamenta, abbiamo appena cominciato a capire come dobbiamo giocare; e se riusciamo a vedere che palazzo verrà, è bello davvero». «Ho la fortuna di avere tre centrocampisti in grado di costruire, concludere e contrastare: Montolivo, Pirlo e De Rossi devono solo trovare l'equilibrio tattico. Allora - dice Prandelli aprendo una finestra sull'Italia che sarà - potremo davvero sostenere una squadra con tre punte vere. Balotelli il completamento? Sarebbe difficile o forse troppo facile rispondere». Perchè la crisi generazionale del calcio italiano «non propone più esterni di centrocampo di un certo tipo», e la soluzione Pepe («ha pagato la sua generosità, ha fatto il centrocampista più che la punta esterna e se non è supportato diventa difficile») sa molto di provvisorio. I problemi della difesa, invece, preoccupano di meno. «Cambieremo in fretta certi meccanismi - ammette Prandelli - abbiamo rischiato tre contropiedi su nostri angoli o rimesse. Ma correggere quello è meno difficile che cancellare la timidezza. Nello spogliatoio ho detto ai ragazzi di scacciare i fantasmi, chi c'era in quest'anno orribile avrà pensato al gol estone "ci risiamo". E invece dall'inizio avevamo il piglio giusto, il coraggio di giocare». A Cassano Prandelli chiede di crescere ancora. «Può e deve cercare l'area, per diventare una seconda punta. La creazione del gioco non deve passare solo dai suoi piedi, altrimenti saremmo troppo prevedibili. Però è chiaro che Antonio è maturato come giocatore, e più sereno come uomo, grazie a Carolina. È abituato a essere al centro del gioco, ma pensa il calcio in modo diverso - conclude Prandelli - Non più solo fantasia e genialità, ma squadra».