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È assurdo parlare di mobbing

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Stagionenuova, problema vecchio. Anche se ormai riguarda tutte le società che si trovano di fronte ai pensionati d'oro del mondo del calcio. Sono loro, gli esuberi che ormai ogni club annovera nelle proprie fila, a movimentare questi primi giorni di settembre. Nella Lazio, come è tradizione, non potevano mancare, anche perché molti di questi hanno rifiutato nuove destinazioni sul mercato. Gli acquirenti c'erano ma sono arrivati tutti rifiuti nella speranza di restare a Roma e presentarsi a fine mese per incassare il proprio stipendio. Qualcuno di loro prepara vertenze sindacali come era accaduto in passato a Pandev per rivendicare diritti sanciti dalle norme in vigore. Senza entrare nel merito dei singoli casi, Lotito fa molto bene a proseguire sulla sua linea che tende a ridimensionare i privilegi spropositati dei calciatori. Rischiano di mettere sul lastrico il loro club ma possono contare sulla solidarietà dell'Aic. Senza dimenticare poi la «vergogna» del mobbing. Pensare che un giocatore che va a Formello, si allena in uno dei centri sportivi più belli d'Italia, mangia al ristorante, sfrutta tutte le strutture del club e poi si presenta in tribunale per chiedere soldi di risarcimento, fa piangere il cuore ai cassaintegrati di tutta Italia, a quegli operai che si alzano alle sei di mattina per guadagnare mille euro al mese. Siamo di fronte a contratti firmati che vanno rispettati e, su questo non c'è dubbio, ma la Lega sta per ridiscutere con il sindacato il contratto collettivo con la volontà di rivedere la posizione dei calciatori. Riportando sulla terra una categoria privilegiata che può lamentarsi di tutto ma non dei propri datori di lavoro per quanto hanno pagato negli ultimi anni.

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