Nuova era Italia

Torna in primo piano la vecchia Europa, che aveva cominciato il Mondiale sudafricano in pieno dramma, perdendo subito le due finaliste della precedente edizione, per poi concludere in trionfo. Protagoniste della finale due del nostro continente, conferma della Spagna nella finale con l'Olanda, risolta dal solito colpo di genio del manchego Iniesta, mio personale Pallone d'Oro. Comincia la fase di qualificazione al Campionato d'Europa del 2012, che l'Italia aveva tentato di ospitare ed è stato invece assegnato secondo motivazioni politiche a Polonia e Ucraina, giusto però ammettere che non lo avremmo meritato, questo prestigioso incarico, sotto gli occhi di tutti le nostre fatiscenti strutture. Si parte con un'innovazione che ha atteso decenni per rendere finalmente omaggio al buonsenso, in campo le squadre il venerdì e il martedì, un giorno di anticipo rispetto alle precedenti edizioni, in tardivo omaggio alle esigenze dei campionati nazionali. Stasera rivedremo già molte attrici di prima schiera del recente Mondiale, a cominciare proprio dalla Spagna, che non può logicamente allarmarsi per la trasferta in Liechtenstein, dove va tanta gente illustre il cui scopo precipuo non è quello di giocare a pallone, discorso quasi identico si potrebbe fare per l'altra finalista, l'Olanda in gita turistica a San Marino, le gioie del «duty free» largamente superiori all'impegno richiesto dall'evento sportivo. Curiosità per la nuova Francia di Laurent Blanc che ospiterà la Bielorussia, non terribile ma neanche così sbrindellata, da Roma seguiranno con simpatia la prova di Mexes e Menez, promossi dal nuovo tecnico. Ostacolo un po' meno agevole per Fabio Capello e i suoi leoni, il tecnico ha già reso noto il suo più recente indirizzo, largo ai giovani e qualche artistica cariatide in riserva per le emergenze, la Bulgaria sarà discreto banco di prova, anche se le glorie passate sono uno sbiadito ricordo. Con un livello di simpatia nettamente superiore, ma ci voleva poco, a quello riscosso da Marcello Lippi prima ancora del disastro mondiale, Cesare Prandelli affronta il suo primo impegno ufficiale. Non terribile ma neanche di trascurabile livello l'esordio a Tallin, l'Estonia è squadra rognosa e atleticamente rispettabile, del resto le avventure molto facili sulla carta, vedi la prima fase del Mondiale, possono rivelarsi esiziali, come è accaduto agli sbolliti campioni in carica. Largo rinnovamento nelle file azzurre, i soli Pirlo e De Rossi in campo della pattuglia che aveva firmato la conquista berlinese. Unico assente giustificato Buffon, sorprendentemente ai margini quello che sembrava il secondo designato, Marchetti, messo in castigo da Cellino con inevitabile bocciatura in azzurro. Non si può essere ancora al meglio della condizione, anche se certamente qualche passo in avanti sarà lecito attenderselo, dopo il non felice collaudo con la Costa d'Avorio, squadra di buon livello qualitativo. Curiosa la vicenda della prima punta, il titolare sarà Pazzini, proprio lo stesso che il Prandelli della Fiorentina aveva messo in sottordine a Gilardino, fino a indurre il giocatore a cercare, e trovare, gloria sulla sponda doriana di Genova. Recuperato Cassano nel ruolo di rifinitore per il suo compagno di club, Pepe appoggerà un solido centrocampo. Con un occhio al cammino della Serbia, rivale numero uno, sarà importante partire bene, poi verranno a Firenze gli isolani delle Far Oer a esaltare la nostra classifica.