Se la classe è divina
Nell'altra,i testi sacri della tecnica. Radiografia per immagini di Colm O'Connell, il sessantatreenne prete irlandese di Cork che da trentadue anni ha fatto del Kenya la seconda patria e che da cinque stagioni ha avuto affidato alle sue cure David Rudisha, il ragazzo di Kilgoris, ultimo di dieci tra fratelli e sorelle, che domenica scorsa, migliorandosi in 1'41"01 appena sette giorni dopo il primato mondiale realizzato a Berlino, ha confermato sulla pista di Rieti come la distanza sugli 800 metri sia suo esclusivo terreno di conquista. Storia di fede, di rivelazioni e di passioni, quella di padre O'Connell, che alla pratica pedagogica iniziale della letteratura inglese ha da più anni aggiunto lo sport quale strumento di crescita sociale degli allievi del St. Patrick's College High School di Iten, piccolo centro di quattromila abitanti collocato nell'immensità dell'altipiano della Rift Valley disegnata trasversalmente tra il lago Turkana e la capitale Nairobi, che da Iten dista cinque ore di macchina. Dall'improvvisazione d'avvio e da ruoli in cui la capacità di scopritore di talenti era prevalente su effettive conoscenze specifiche, e privilegiando l'applicazione all'atletica piuttosto che al calcio, gioco che anche in Kenya ha picchi deliranti di attenzioni e di tifo, il reverendo irlandese ha progressivamente costruito un invidiabile bagaglio di tecnica allenativa, al punto da ritagliarsi, a fianco di numerosi allenatori europei, tra cui primeggia il torinese Renato Canova, il titolo di «teacher of teachers», maestro dei maestri. L'elenco dei fenomeni della corsa prolungata allevati da O'Connoll ha proporzioni chilometriche. Ad ognuno di loro è intitolato un albero nel cortile della scuola. Da ogni ingaggio sottoscritto gareggiando per il mondo viene sottratta una cifra da accantonare per l'avvenire degli allievi più giovani. L'elenco è aperto da Ibrahim Hussein, vincitore nell'87 delle maratone di Boston e di New York. Rudisha è l'ultimo fenomeno, proiettato verso un futuro in cui appare come unico mezzofondista in grado di toccare la vertigine del traguardo degli 1'40" sugli 800, una media di 50 secondi nelle frazioni di 400 metri, traguardo che una gara ideale, tale per le condizioni di forma, per qualità di clima, di ambiente e di condotta di gara, mai come adesso appare raggiungibile. Per dare un senso tecnico visibile alla prestazione di Rudisha, scriviamo che è l'unica in qualche misura accostabile all'Usain Bolt del 9"59 sui 100 metri e del 19"19 sulla distanza doppia.