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Roma, andamento lento

Il rammarico dell'attaccante della Roma Vucinic

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Per il terzo anno consecutivo la Roma stecca all'esordio. Succede in un Olimpico ammutolito dalle note beghe legate alla tessera del tifoso, contro la matricola Cesena che ha proprio nella partenza a razzo la sua unica chance di sopravvivenza.  Ma l'alibi non basta a una Roma per certi versi incompiuta, troppo macchinosa, poco lucida e mai concreta che sbatte, tra l'altro, sulla serata di grazia dell'ex Antonioli. Giallorossi forse ancora con le tossine della sconfitta in Supercoppa contro l'Inter nella testa e nelle gambe, anche se nel complesso dal punto di vista fisico si è visto qualche miglioramento. Totti & Co. faticano a entrare in partita, non trovano il passo giusto per giocare una gara da Roma e in qualche momento incappano anche in una sorta di caos tattico. La squadra di Ficcadenti invece fa quello che deve: alza il muro (sei uomini in fila) davanti ai pali difesi dall'ex Antonioli e cerca di distruggere tutto quello che arriva, romanisti compresi. Complice anche l'arbitro Gava, un po' avaro di cartellini, che lascia i romagnoli liberi di entrare duro. Ma le colpe di questo pareggio incolore sono tutte di una Roma che non ha il consueto passo, resta troppo spesso ferma, dietro alla palla, perdendo il tempo per colpire. Qualcuno corre e non poco, vedi Perrotta e Menez, altri si muovono invece a singhiozzo, ancora al piccolo trotto: e non basta. Ma sono comunque tutte o quasi di marca romanista le azioni della prima frazione di gara nella quale i giallorossi sbagliano molto e creano almeno cinque nitide occasioni da rete.   Il Cesena sta invece lì dietro e aspetta, cercando di far male in contropiede e nel finale il colpaccio quasi gli riesce grazie alla velocità di Nagamoto: il giapponese, col solito stuolo di giornalisti nipponici al seguito in tribuna, è la spina nel fianco destro dei giallorossi e costringe più volte Cassetti agli straordinari. E la strigliata di Ranieri nell'intervallo non sembra dare la scossa necessaria ai giallorossi che producono gioco ma non riescono a sfondare il muro cesenate e rischiano anzi sempre per colpa delle solite amnesie difensive: troppe anche stasera. I giallorossi chiudono comunque in crescendo ma devono fare i conti con l'ex di turno: già, proprio quell'Antonioli (campione d'Italia con la maglia della Roma) che era andato via dalla Capitale perchè considerato poco solido e reattivo. Beh, stavolta fa il fenomeno, para tutto, di più e strozza più volte in gola l'urlo liberatorio della sua «vecchia» tifoseria. A poco servono i cambi di Ranieri nel finale. Il tecnico giallorosso mette dentro Taddei per Menez, Brighi per un De Rossi ancora lontano anni luce da quello vero e Okaka per Perrotta: va un po' meglio, ma la scossa non arriva e la gara è già scritta. Finisce a reti inviolate, un punto ciascuno: troppo poco per questa Roma che dovrà rivedere molte cose se vuole tornare a interpretare lo scomodo ruolo di anti-Inter.

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