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Giada Oricchio Veloce come Senna, impudente come Schumacher.

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Nelcuore delle Ardenne, acquazzoni improvvisi, due safety-car e asciutto, tutto in 44 giri, non lo fermano. «Sognavo di vincere Spa, pista storica e difficile. La macchina era perfetta e con queste condizioni era facilissimo sbagliare», dirà a fine gara, raggiante e un po' piacione. Su McLaren domina il Gp del Belgio in condizioni proibitive e fa il tris stagionale dopo Turchia e Canada. Secondo Mark Webber che non sfrutta la pole (ma qui statisticamente non porta bene), terzo Robert Kubica. L'«F-duct» della Renault fa brillare le sue capacità nonostante l'errore ai box dove arriva lungo (gli costerà una posizione). La Ferrari salva la faccia con Massa che agguanta il quarto posto scegliendo un assetto da asciutto. Naufragio rosso per Alonso ritirato. «Rimonto e vinco», aveva annunciato. È andato a fondo. Si diceva, una prova di forza e di testa, quella dell'inglese che torna in testa alla classifica piloti così come la McLaren è prima nei costruttori. Poco importa che al 35° giro baci le barriere: il brivido, il controllo e il trionfale ritorno in pista. Mentre gli altri scivolano via tra uno scroscio d'acqua e l'altro, intasando la pit-lane a mo' di autostrada, Hamilton mette insieme la gara perfetta fin dalla luce verde. Lepre lui, inseguitore l'australiano che accusa un problema e rimane piantato sulla griglia. Lo sfilano anche Kubica e Button. Ma poco dopo, nel tratto finale della pista, inizia il valzer del «tutti dritti» nella chicane davanti ai box. Alonso non sbaglia, curva bene, forse pensa anche di esser stato fortunato e di poter guadagnare posizioni. Invece Barrichello si avventa sulla Ferrari come un toro su un drappo rosso. Il brasiliano (subito fuori) «festeggia» la sua 300ª gara centrando Alonso e costringendolo al cambio gomme. Il team azzarda le intermedie e la pista traditrice si asciuga. Nuovo pit-stop, slick, e rimonta dalle retrovie. Il ferrarista però manca di serenità e di fortuna: riacciuffata la zona punti, nono davanti a Petrov, arriva la pioggia a lungo attesa e l'asturiano va in testacoda (38° giro). Ma il settaggio della monoposto non era da bagnato? E se la scommessa delle ruote è accettabile, resta più di un'ombra sull'andamento del weekend compresa la pessima qualificazione (decimo). A furia di errori: Cina, Malesia, Montecarlo, o «episodi», copyright Ferrari, viene il dubbio che ci sia una difficoltà nel pianificare le strategie. A cinque giri dalla bandiera a scacchi, la safety-car di nuovo in pista, congela le posizioni. Quasi. Sono scintille in casa Mercedes dove fa più notizia l'onta del sorpasso subito da Schumacher nel finale a opera del compagno di squadra Rosberg, sesto, che la sua cavalcata da 21° a 7°. Ottima prestazione della Force India di Sutil, quinto al traguardo. Male gli italiani: Liuzzi undicesimo, Trulli chiude a un giro. L'altro grande sconfitto è il tedeschino Sebastian Vettel. In pista è un fulmine con poco cervello. Per ora è immaturo. Al 17° giro va all'arrembaggio di Button e sperona la fiancata della McLaren. Punizione per Vettel che concluderà con una foratura. Intanto Webber ringrazia per lo strepitoso regalo di compleanno. A 34 anni lotta con Hamilton per l'alloro: 179 punti a 182 con sei finali. Il gp di Monza, tra quindici giorni, sembra essere una sfida a due. Esperienza e solidità versus genio e precisione. Terzi incomodi permettendo perché il circuito di Monza senza grandi curve farà giocare in difesa la Red Bull, stabile nello sviluppo, e favorirà la McLaren, che ha fatto un passo in avanti, e la Renault tornata competitiva. La Ferrari? «Sono ottimista per Monza», ha detto Alonso. Di certo è la prova d'appello per il Cavallino o meglio l'ultima chiamata.

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