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Daniele Palizzotto È il giorno di Zlatan Ibrahimovic al Milan.

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Lavera partita, però, comincia all'ora di pranzo e vedrà di fronte l'amministratore delegato del Milan Adriano Galliani, il presidente del Barça Alexandre Rosell e il procuratore dello svedese Mino Raiola. Il Milan ha pronta l'offerta: scambio di prestiti Ibra-Borriello (o Huntelaar, corteggiato dallo Schalke 04 ma poco gradito da Guardiola) e consistente aiuto del Barcellona nel pagamento del faraonico ingaggio dello svedese. Per quantificare, Ibra guadagna 12 milioni di euro a stagione, il Milan vorrebbe risparmiarne la metà. Rosell si è detto pronto a discuterne, ma vorrebbe evitare il prestito. Il contratto di Ibra, firmato la scorsa estate, gode infatti dei vantaggi fiscali della vecchia legge spagnola sulla tassazione degli stranieri: oggi il Barça paga 2.8 milioni di euro di tasse all'anno, se il contratto venisse modificato ne dovrebbe versare più di 5. Ecco perché il presidente blaugrana vorrebbe cedere il cartellino di Ibra a titolo definitivo per 40 milioni di euro. Ipotesi surreale per il Milan dell'austerity. Come la richiesta di inserire Thiago Silva nello scambio, respinta con decisione da Galliani. Insomma, ipotizzare la data dell'arrivo di Ibra (qualcuno già parla di venerdì) sembra prematuro. La trattativa sarà lunga e complicata, ma il Milan può sperare nella volontà del giocatore, deciso a tentare la sfida rossonera dopo aver rifiutato le sterline del Manchester City. Intanto la Juventus prosegue la sua rivoluzione estiva. Dopo l'arrivo in prestito di Aquilani (oggi firma e annuncio ufficiale), ieri i bianconeri hanno tentennato di fronte ai 20 milioni offerti dal Wolfsburg per Diego. Il brasiliano dovrebbe partite, così come Trezeguet, destinazione Hercules, squadra neopromossa nella Liga spagnola. Ma la Juve ha già pronto il colpo Di Natale: per il capocannoniere dello scorso campionato l'Udinese riceverà 6.5 milioni di euro. In serata la frenata dell'attaccante: «Non so nulla di un mio passaggio alla Juve, voglio chiudere a Udine la mia carriera».

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