Tutti i nodi di Ranieri
Una buona mezz'ora, qualche bel segnale per il futuro, prima di capitolare come già successo contro la prima della classe ancora troppo più sù della Roma: ma anche di tutte le altre. Il bilancio della finale di Supercoppa riporta nella capitale una Roma che preso coscienza, seppur parzialmente, delle proprie possibilità ma si ritrova adesso alle prese con qualche nodo da sciogliere. Oggi, alla ripresa degli allenamenti, Ranieri chiamerà a raccolta la squadra, con il gruppo rivedrà parte della gara con l'Inter e insieme si analizzerà cosa ha funzionato e cosa no: una strigliata costruttiva per continuare a crescere. Ma Ranieri, chiamato a replicare un miracolo inverosimile che ha visto la Roma chiudere seconda la passata stagione (per non parlare di quei 17 minuti tricolori), ha parecchi problemi da risolvere e diverse cose che non ha gradito in questo avvio di stagione. Innanzitutto il mercato. Il tecnico aveva chiesto alla società due esterni, un vice-Riise e la conferma di Burdisso. Prima del fratello di Nicolas, sono arrivati due giocatori, Simplicio e Adriano (anche per lui forse sarebbe stato meglio aspettare invece di rischiare di bruciarlo), entrambi a parametro zero che non hanno nessuna delle caratteristiche richieste dall'allenatore: due scommesse che magari in futuro si sveleranno vincenti, ma comunque in distonia con quanto richiesto dall'uomo che dovrà poi mettere la Roma in campo. Anche sul caso Gobbi Ranieri ha storto (giustamente) il naso: non tanto per il giocatore in sé, ma la preoccupazione è sul peso specifico della Roma sul mercato. Unico club che non ha un operatore fisso a Milano dove si fanno le trattative: altra cosa poco gradita dal tecnico. Ad onor del vero bisogna riconoscere che il «povero» Pradè con il budget che ha avuto negli ultimi anni, per certi versi, ha fatto miracoli. C'è poi la gestione del gruppo, così corposo (31 giocatori ma oggi probabilmente partirà Andreolli) da costringere il tecnico a spezzare la squadra in due tronconi (fatto così tardi solo per gli impegni delle nazionali): altro motivo di malcontento collettivo con diversi elementi, Doni su tutti, che sono andati a chiedere spiegazioni. C'è poi il capitolo amichevoli: qui Ranieri era stato chiaro. Voleva pochi incontri ma di livello che gli consentissero di valutare la vera condizione della squadra. Si è ritrovato invece a dover giocare praticamente ogni tre giorni, tagliando così tempo e spazio agli allenamenti. Quindi la questione medica. Senza entrare nel merito del «chi» e del «come», la gestione degli infortuni di Pizarro e Julio Sergio non ha lasciato entusiasta il tecnico giallorosso che ha dovuto iniziare la nuova stagione senza un perno fondamentali della sua Roma e un altro a mezzo servizio. Infine, «last but not least» il problema che non c'è. O almeno quello che tutti si apprestano a smentire, almeno ufficialmente salvo poi chiamare gli «amichetti» del momento, ma che in realtà c'è eccome. A Trigoria ci sono troppi galli a cantare. Quelli che Spalletti chiamava riportini, col passare degli anni sono diventati delle vere e proprie agenzie di stampa e adesso tutti sanno che, lavorare dentro Trigoria, equivale a vivere in una teca di cristallo al centro del mondo dove tutto esce, tutto diventa brusio prima e notizia poi. C'è netta, in questo momento, la sensazione che all'interno della dirigenza giallorossa ci siano due anime: e non necessariamente incamminate nella stessa direzione... anzi. E tra l'altro Ranieri probabilmente si aspettava una chiamata dalla Sensi per il rinnovo del contratto che scade tra un anno (come a Montali guarda caso): telefonata, o comunque attestato di stima, mai arrivati finora. Ma c'è tempo, sono solo nodi da sciogliere, nulla di insanabile perché la stagione è appena iniziata e la bravura dei giallorossi sarà quella di capire che la sconfitta contro l'Inter deve essere dimenticata in fretta. Ranieri ha sì qualcosa da sistemare, ma soprattutto dovrà lavorare sulla mentalità di una squadra che sembra aver recepito comunque il suo messaggio: la Roma siamo noi. Totti lo sa e contribuisce a tenere unito il gruppo, De Rossi è pronto a raccogliere il testimone del suo capitano aspettando di ritrovare la forma e il passo migliore. Sabato all'Olimpico arriverà la matricola Cesena e l'obiettivo è quello di partire in campionato con il piede giusto: se la Roma lo avesse fatto anche lo scorso anno, forse sarebbe potuta finire diversamente.