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Sarà ancora Davide contro Golia

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Claudio Ranieri

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Squilli di tromba, rullo di tamburi: il popolo del calcio, sull'orlo di una pesante crisi di astinenza, celebra festoso il primo atto della nuova stagione. La Supercoppa, reduce dall'esperienza pechinese, torna sul prediletto, e privilegiato, palcoscenico di San Siro. La primadonna sempre la stessa da sei anni: ma stavolta, a dare la replica all'Inter pigliatutto, torna l'altra tradizionale duellante, quella Roma che lo scorso anno aveva ceduto il passo alla rivale cittadina, tuttora dunque detentrice del titolo della Supercoppa. Nei quattro precedenti tra quelle che sono state comunque le due assolute protagoniste delle recenti stagioni, una sola vittoria per i giallorossi, che trovano la loro quinta opportunità nonostante non abbiano valori azionari da mettere sul tappeto e dunque si giochino la loro carta da secondi in campionato, ruolo al quale hanno fatto l'abbonamento. Per l'esordio ufficiale di Rafa Benitez, chiamato a raccogliere l'eredità di Josè il cannibale, i campioni d'Italia presentano il biglietto da visita di collaudi estivi più che convincenti. Ha dato l'addio Balotelli, costringendo i teppisti razzistelli di qualsiasi curva a cercarsi altri obiettivi, ma i pezzi da novanta sono rimasti, a cominciare da Maicon, e l'organico si è comunque irrobustito. Si vorrebbe poter dire altrettanto per la Roma. che invece ha dovuto fare i conti con la sua ormai cronica micragna, tanto da dover ancora combattere per sperare di far tornare a casa Burdisso, per il momento nelle mani dei rivali di stasera. Fa piacere che Bruno Conti, uno che non è uso parlare a vanvera, consideri l'arrivo di Adriano una scommessa vinta. Spero, come l'intero popolo romanista, che abbia ragione, ma intanto lo stato d'animo del tifoso è come quello del giocatore che non getta via il ticket in trepida attesa del responso del fotofinish. Stasera l'Imperatore partirà dalla panca, la condizione fisica non è ancora apprezzabile, però la Roma ci proverà convinta, Menez vicino a Totti e Vucinic non significa certo atteggiamento rinunciatario. Una garanzia il ritorno di Pizarro, che però difficilmente avrà nelle gambe i novanta minuti, salvo code non improbabili. Tra i pali il romeno Lobont, onesta alternativa all'indisponibile Julio Sergio, in panchina si rivedrà Alessandro Doni, uno dei più oscuri misteri della gestione romanista, da quasi tittolare in nazionale (il Brasile, mica Andorra), a oggetto inutile anche quando avrebbe potuto risultare una rilevante risorsa di mercato. A proposito, torna nel nostro campionato Alberto Aquilani, una piccola stretta al cuore, per il tifoso romanista, vederlo in campo con la maglia della Juventus, agli ordini di Gigi Delneri.

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