Cuore e cervello fanno la differenza
Fattorigenetici. Strutture muscolo-scheletrico-articolari di elevata qualità. Corretti sviluppi neuro-ormonali. E motivazioni, senza le quali tutto il resto sarebbe poca cosa. Volendo allargare il campo d'analisi, è fin troppo scontato aggiungere quanto nel mantenere alto ed a lungo il livello di un rendimento agonistico contino serietà di applicazione, integrità fisica ed un santo in paradiso che tenga lontani dall'atleta, uomo o donna che esso sia, ogni tipo di infortunio, dal più occasionale e imprevedibile a quello originato da eccessivi carichi di lavoro che la longevità dell'attività agonistica inserisce di rigore tra i fattori a rischio. Ma, su tutti, recita dunque un ruolo fondamentale la motivazione, che non è altro che la capacità di insistere in una pratica agonistica malgrado le gravosità d'impegno e le aleatorietà dei risultati. E la stessa motivazione gioca su una varietà di elementi: la consapevolezza di un benessere soggettivo, il rispetto di fattori salutistici, l'acquisizione di sicurezza, l'emancipazione sociale ed economica, il divertimento, il mantenimento della popolarità, e il desiderio costante di affermazione, che rappresenta uno degli istinti fondamentali dell'umanità. Josefa Idem ha 45 anni, ma Merlene Ottey, cinquantenne, sulla ribalta atletica internazionale dall'età di 18, appena qualche giorno fa è scesa in pista a Barcellona con la staffetta veloce slovena. Ed è ipotizzabile che questa meravigliosa signora, pur salva da infortuni e pur magnificamente sorretta da qualità genetiche di elevatissima portata, sarebbe ancora in pista, se cuore e cervello non stessero lì, a suggerirglielo, quotidianamente?