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I successi azzurri e l'impotenza del Cio

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Mentrela giovane Italia, in aggiunta ai successi iniziali nel fioretto di Camilla Mancini, romana, e di Edoardo Luperi, livornese, incassa a Singapore, nel terzo giorno dei giochi olimpici giovanili, l'affermazione di un altro romano, Flavio Bizzarri, nei 200 rana (2'13"31) e della squadra mista europea di scherma (cinque rappresentanti azzurri e una russa), e mentre Gianni Petrucci rilancia con ottimismo le attese di casa riguardanti la candidatura capitolina per i Giochi del 2020, resta inalterato lo sconcerto nato dalla decisione della rappresentativa iraniana di ritirare dalla competizione un proprio atleta posto di fronte ad un avversario israeliano. Era accaduto ai Mondiali di Roma, nella scorsa stagione, con la corsia lasciata vuota da Mohammed Alirezaei nella piscina del Foro Italico. E già non era una novità, poiché il fatto aveva alle spalle tre precedenti, con lo stesso nuotatore l'anno prima a Pechino, e con Arash Miresmaeili - judoka e campione mondiale nel 2001 e nel 2003 - ai Giochi di Atene del 2004 e quattro anni dopo in Cina. Il ritiro dell'iraniano Mohammed Solemaini, opposto a Gili Hainovitz, israeliano, nella finale del torneo di taekwondo, verificatosi nelle ore di apertura dei giochi di Singapore, mentre è paradigma dell'aberrante razzismo di un regime che vorrebbe cancellato dalla faccia della terra lo stato ebraico, è anche testimonianza, pervicacemente aggiornata, della politica da struzzo adottata dal Comitato olimpico internazionale dinanzi ad eventi che fanno a pugni con le più elementari regole dello sport. Se furono gravi i precedenti di Atene, Pechino e Roma, l'episodio di Singapore acquista maggiore rilevanza proprio perché accaduto nell'ambito di una manifestazione giovanile che nelle disinvolte intenzioni di Jacques Rogge, presidente del CIO, avrebbe dovuto portare linfa vergine, messaggi rinnovati e forti segni pedagogici all'etica esangue di un organismo internazionale che di olimpico sembra inesorabilmente destinato a mantenere inalterato solo il nome. Gili Hainovitz s'è dunque ritrovato sul gradino più alto d'un podio reso dimezzato dalla rinuncia dell'avversario. Per l'iraniano Solemaini il copione è scritto: come accadde per Miresmaeili nel 2004, al rientro da Singapore verrà accolto da eroe e salutato come gloria eterna del paese.

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